Toccato il fondo contro una squadra modestissima. Formisano al capolinea?
Se ce lo avessero raccontano, non ci avremmo creduto. E invece è tutto vero. Contro una squadra di bassissimo profilo come il Pineto, il Livorno cola a picco senza colpo ferire. Senza lottare. Senza uno straccio di gioco. Senza un’idea tattica ben precisa, ma soprattutto senza rispetto per quei tifosi che si sono sobbarcati – tra andata e ritorno – 930 chilometri per assistere a uno scempio che infanga la maglia amaranto, quella che fu di Magnozzi, Pitto, Lessi, Picchi, Vitulano, Protti e Lucarelli. La prestazione è stata indegna e certifica il fallimento del progetto tecnico di Formisano e anche quello della società che – risultati alla mano – ha sbagliato lo sbagliabile a cominciare dalla scelta del giovane allenatore.
Qualche dato: il povero Pineto non aveva mai vinto in casa. Non vinceva da 1 mese e nelle ultime 4 aveva sempre perso. Ma non aveva ancora preso la dose di Gerovital somministrata con estrema dabbenaggine dal Livorno.
Formisano sceglie dall’inzio Di Carmine come vertice alto supportato da Marchesi e Biondi. Le assenze sono tante, la più eclatante è quella del Livorno che neanche si iscrive alla partita. Non ci sono neanche da fare troppe disquisizioni tattiche. C’è solo da leggere la cronaca di una partita che è andata oltre i confini della vergogna.
La tristezza inizia dopo appena 4’. Punizione cross di Bruzzaniti e Postiglione deve solo andare a cercare il pallone di testa e mettere dentro: tutto fin troppo facile con Mawete che arriva in ritardo a coprire lo stacco del giocatore abruzzese.
Al 34’ c’è un contatto a palla lontana in area di rigore del Pineto tra Noce e Schirone. I padroni di casa ricorrono all’FVS, ma il la chiamata è inutile perché secondo il direttore di gara non ci sono gli estremi per una decisione disciplinare. Dopo 4’ si riprende da un calcio d’angolo del Livorno. Il Pineto si salva, ma forse con un tocco di mano di Bruzzaniti su tentativo di Biondi. Allora è Formisano a ricorrere all’FVS, ma anche in questo caso l’arbitro conferma la decisione di non accordare il calcio di rigore agli Amaranto.
Nel primo – degli otto minuti di recupero – il Pineto raddoppia con Schirone che risolve una mischia susseguente a un calcio piazzato. Si rasenta la vergogna che sarà superata nella ripresa.
Nella ripresa Formisano inserisce Dionisi per Marchesi e Antoni per Gentile. Al 10’ c’è il primo squillo amaranto con una botta al volo di Hamlili che chiama ad una parata non semplicissima il portiere Tonti. Si infiamma la partita. Prima Ciobanu dice no a Borsi. Sul capovolgimento di fronte Dionisi si presenta solo davanti al portiere. Federico lo evita, poi viene travolto da Baggi, ma dopo un altro viaggio all’FVS l’arbitro non comanda il rigore per il Livorno. Al 20’ finisce di fatto la partita del Livorno perché perché viene espulso Di Carmine (secondo, discutibile giallo per un fallo a centrocampo).
Al 29’ il Pineto mette il punto esclamativo sulla partita con una botta dalla distanza di Lombardi. Il pallone finisce nell’angolino alla sinistra di Ciobanu. Nel finale il Pineto – in versione Real Madrid – sfiora in un paio di circostanze il poker, mentre il Livorno prosegue la propria prestazione completamente inutile, salvo una parata di Tonti al 90′ su colpo di testa di Panaioli. Dopo 5′ di recupero l’agonia finisce. Non finisce invece la preoccupazione, perché in queste condizioni (con giocatori a cui la serie C va larghissima) il destino è segnato. Serve una sterzata. Decisa. Forte. E non più procrastinabile altrimenti questo campionato rischia di diventare uno dei peggiori della storia di questo glorioso Club.