di Giorgio Billeri
LATINA: Pastore 20, Bakovic 18, Gallo 14, Simonetti 8, Di Emidio 6, Maiga 3, Zappone, Palombo, Cipolla 13, Nwoucha 3, Pellizzari, Chiti 8.
PIELLE: Bonacini, Venucci 10, Lucarelli 11, Gabrovsek 3, Klyuchnyk 18, Ebeling 10, Alibegovic 9, Mennella 7, Leonzio 8, Kouassi, Ramacciotti, Virant.
Dov’era la Pielle? Chi l’ha vista? Nella nottataccia di Latina, davvero nessuno: un fantasma. Perdere l’imbattibilità alla quinta giornata, e contro una diretta concorrente, ci sta. Ma non così, consegnandosi al destino senza lottare. Quando si concedono un mare di rimbalzi offensivi e di regalano tanti palloni in attacco ad una formazione solida come quella di Gramenzi, l’epilogo è purtroppo inevitabile e la punizione, alla fine, è stata dura. Pielle non pervenuta, nella serata di Latina, un disastro in attacco (5/24 da tre punti……..) , resistenza di cartavelina in difesa. Davanti al professore severo, quello temuto da tutti, l’alunno Verodol Pielle torna a casa con la prima insufficienza, netta. Ripassi, e studi di più. Nulla di irreparabile, la stagione è lunga, nello sport vittoria e sconfitta fanno parte del romanzo. Certo, l’occasione era ghiotta, contro una squadra priva del suo nume tutelare, Brian Sacchetti, e fisicamente inferiore come chili e centimetri, ma è mancata, questa volta, la lucidità, il cinismo in attacco e soprattutto la garra difensiva: troppo facili, sempre troppo facili i canestri concessi a Latina, squadra dal grande talento che non chiedeva altro che correre e divertirsi. Una squadra che Gramenzi, coach specialista in promozioni, ha plasmato ad immagine e somiglianza della sua Roseto, e i risultati si vedono. La strada però è lunga, siamo solo alla quinta giornata, c’è tempo per trovare correttivi e per migliorare. Ma questa Pielle è stata davvero la brutta copia della squadra solida e determinata delle prime quattro recite, e torna a casa con una punizione davvero severa sul groppone. Domenica si torna al Palamacchia contro Faenza, altra formazione di alto lignaggio: serve una reazione.
Palle perse e rimbalzi offensivi concessi: subito la Pielle si trova di fronte ai suoi endemici e strutturali problemi. In attacco le cose funzionano, con Klyuchnyk imprendibile per i lunghi laziali e Lucarelli e Mennella subito on fire, ma è in difesa che i biancazzurri concedono troppi secondi tiri, che si trasformano in triple che fanno male: le mani di velluto non mancano nella squadra di Gramenzi, Pastore e Bakovic su tutti, ed è 24-20 alla prima sirena.
Brutto l’approccio piellino nel secondo quarto. Latina difende forte, mette le mani addosso e obbliga i biancazzurri a conclusioni avventurose allo scadere dei 24 secondi, con Venucci e Lucarelli. E così, inevitabile come le castagne d’autunno, arriva il break dei laziali, che giocano bene e trovano sempre l’uomo libero per la comoda conclusione dalla lunga distanza: 31-20 in un amen, con Turchetto costretto a correre ai ripari. Una piccola fiammata, poi riprende il dominio di Latina, sempre lucidissima dal campo: 39-27 e la partita diventa una scalata del sesto grado. All’intervallo il tabellone sentenzia 40-33: nonostante tutto, c’è ancora luce in fondo al tunnel.
Una luce fioca, che si spenge in fretta. Latina difende e corre, la Pielle fa una fatica terribile a costruirsi un tiro degno di questo nome, nel terzo quarto segna praticamente soltanto dalla lunetta: e la partita scivola mestamente verso un finale già scritto (62-48 all’ultimo intervallo). Il resto è un triste garbage time: finisce 93-76.
LE PAGELLE
5 Bonacini. Regia pulita, un compitino. Ma in attacco, impalpabile. Il cugino scarso del Comandante visto lo scorso anno. Si ritrovi in fretta.
6 Kluychnyk. Parte da dominatore contro la fanteria leggera laziale, 9 punti in un amen. Segnali di progresso, anche se alla fine non sposta. 18 punti, comunque.
5,5 Leonzio Un paio di assist che sono pura magia. Ma in attacco soffre maledettamente, raddoppiato, triplicato. Quanto sbaglia, anche per stanchezza. E l’ultimo terminale non può essere sempre e soltanto lui. Solo 8 punti a referto.
5,5 Venucci. Si accende quando i buoi sono scappati dalla stalla, probabilmente è sulle gambe. Capita anche ai migliori.
5 Ebeling. Si ricordano, di lui, una schiacciatona e una bella penetrazione. Poi, gregariato grigio, con tanti errori.
5,5 Alibegovic. Un canestro surreale dall’angolo, poi un gioco da quattro punti, ma anche lui finisce nel marasma generale.
5 Gabrovsek, L’infortunio alla mano è un alibi, certo, ma non graffia in attacco e in difesa lascia praterie ai lunghi avversari.
6 Lucarelli. Nei parziali piellini c’è sempre lui. Ma non può bastare.
6 Mennella. Una fiammata, almeno quella.