In Commissione l’imprenditore ha dichiarato di non aver trovato persone in vita a bordo un’ora dopo la collisione
Proseguono i lavori della Commissione bicamerale che deve far luce sulla strage del Moby Prince avvenuta la sera del 10 aprile 1991 al largo del porto di Livorno. Nei giorni scorsi ha destato scalpore l’audizione di Tito Neri, all’epoca amministratore della ‘Tito Neri Lavori Pubblici’. L’imprenditore ha dichiarato che una volta salito a bordo del traghetto – un’ora dopo la collisione con l’Agip Abruzzo – non riscontrò presenza di vita a bordo. Decisa e sdegnata la presa di posizione dei familiari della vittime che hanno diramato la nota che pubblichiamo integralmente.
Come rappresentati delle associazioni dei familiari delle vittime del Moby Prince rimaniamo sconcertati per quello che è accaduto oggi in Commissione parlamentare di inchiesta sul Moby Prince, che ha riportato indietro nel tempo a quasi 35 anni le fasulle conclusioni delle indagini del primo processo e che avevano sentenziato la morte repentina di tutti i passeggeri e membri dell’equipaggio del traghetto. Il signor Tito Neri, che in quegli anni era amministratore della ‘Tito Neri lavori pubblici’ di Livorno, nel corso dell’audizione ha raccontato che quando hanno raggiunto il Moby Prince dopo un’ora dalla collisione, avrebbero cercato di spegnere l’incendio e “ una volta spento, un marinaio è salito sulla poppa allo scopo di fissare un cavo di rimorchio. a poppa per fissare il cavo di rimorchio. Quando siamo arrivati a bordo non c’erano segni di vita sul Moby Prince, bruciava e basta, era fermo immobile, forse con la prua in direzione mare”.
Ebbene il marinario era il Signor Giovanni Veneruso, che venne ascoltato il 1/07/2016 dalla prima Commissione parlamentare di Inchiesta presieduta dal Senatore Silvio Lai, riferiva di essere salito sul traghetto alle 03 del 11 aprile, essere rimasto in loco una decina di minuti ed essere sceso perché richiamato dal comandante del rimorchiato. Il Veneruso ha avuto modo di vedere unicamente la zona di poppa dove era e di non aver visto persone vive. Ma è una sua visione parziale e non può essere usata per affermare che a bordo non c’era vita.
Dispiace vedere come sta andando avanti la terza Commissione, quasi senza una traccia preordinata. Le conclusioni delle precedenti commissioni devono essere considerate delle pietre miliari e pensiamo che la commissione attuale deve finalizzare il suo lavoro sulle cause della collisione e su tutte le azioni omissive, manomissive e depistaggi avvenuti fin dalle prime ore della strage del Moby Prince.
Luchino Chessa, Presidente Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince
Nicola Rosetti, Presidente Associazione 140 Familiari vittime Moby Prince