Prosegue con David Bidussa, giovedì 3 Luglio ore:18. 30 Leggermente, la rassegna di incontri con gli autori in programma a a Villa Fabbricotti, dove a introdurre l’autore ci sarà Enrico Mannari, già direttore della Fondazione Memorie Cooperative e docente alla Luiss Guido Carli. Qual è stato il ruolo degli intellettuali nel Novecento? E oggi, esiste ancora una voce capace di assolvere quella funzione critica e civile? David Bidussa in Pensare stanca (Feltrinelli) analizza due epoche contigue: quella dei partiti di massa, con figure come Benjamin, Weil, Arendt e Silone, intellettuali infedeli e impegnati; e quella successiva, segnata dalla crisi della rappresentanza, dove compaiono nuove voci radicali come Sontag, Said, Bauman. Un libro che non racconta semplicemente “la storia degli intellettuali”, ma riflette sulla loro trasformazione e sul loro possibile futuro. Una lettura attuale e necessaria. David Bidussa, storico e saggista livornese, si occupa di storia delle idee e memoria del Novecento. Tra le sue pubblicazioni: Il mito del bravo italiano (Il Saggiatore, 1994), La France de Vichy (con Denis Peschanski, Feltrinelli, 1997), La mentalità totalitaria (Morcelliana, 2002), Dopo l’ultimo testimone (Einaudi, 2009), Siamo stati fascisti (con Giulia Albanese e Jacopo Perazzoli, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2020).
Venerdì 4 luglio sempre alle 18.30 il palco del Chioschino di Villa Fabbricotti ospiterà invece Riccardo Staglianò che introdotto da Claudia Pavoletti, legale internazionale e dirigente d’azienda, presenterà Scrivere dal vero. Manuale di giornalismo narrativo edito da Sellerio. Un manuale pratico e teorico di quell’arte speciale che è la scrittura dal vero, dove le barriere tra giornalismo e letteratura vengono abbattute e demolite. Riccardo Staglianò guida il lettore tra le tecniche e gli strumenti per raccontare storie reali con la forza della narrazione, ispirandosi a maestri come Tom Wolfe, Emmanuel Carrère, David Foster Wallace, Joan Didion e altri. «Si può insegnare a scrivere? Il dibattito è antico, antichissimo, ossificato ormai.- scrive SStaglianò- È iniziato con la scrittura creativa, ovvero quella rivolta alle opere di finzione. In Nord America è stato definitivamente chiuso con una risposta affermativa. Anche in Italia le scuole abbondano e, a quanto pare, producono buoni fatturati, segno che senz’altro esiste un mercato ed evidentemente si ritiene che il prodotto abbia un valore. Ma se si può insegnare a sollecitare l’immaginazione a inventare personaggi e mondi interi, perché non si dovrebbe poter dare indicazioni su come amministrare lo stile sul terreno della non-fiction? Almeno bisognerebbe provarci. Invece non va così. Si dà il caso, infatti, che la scrittura sia l’unica materia che non insegnano nelle scuole italiane di giornalismo. E a me sembra un peccato non veniale, un torto da riparare». L’autore cerca di colmare questa lacuna attraverso esempi concreti e una prosa coinvolgente che mostra come si possa rendere vivo un resoconto, dare profondità a un personaggio o scegliere i dettagli che contano. Staglianò fornisce i modi, le tecniche, i dispositivi per rendere narrativa una scrittura giornalistica, attraverso i testi dei grandi scrittori che hanno abbattuto le barriere tra letteratura e giornalismo. Riccardo Staglianò è giornalista e scrittore si forma dopo gli studi in giurisprudenza alla Scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, specializzandosi in nuove tecnologie. Ha iniziato come corrispondente da New York per Reset e ha collaborato con il Corriere della Sera, prima di approdare a La Repubblica. Insegna Giornalismo online all’Università Roma Tre e da quasi vent’anni scrive reportage e inchieste dall’Italia e dall’estero per il Venerdì.