Guarducci (FI) interviene con una nota sulla questione delle nomine Lem e Teatro Goldoni
“E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Si pensava che con il pasticciaccio brutto della nomina del coordinatore Lem (l’avviso ben progettato su chi all’interno della Fondazione Lem aveva già un ruolo; l’annuncio in anticipo del nome del vincitore da parte della presidente della settima commissione; la preferenza espressa pubblicamente dal sindaco mentre era in corso la procedura, etc.) la misura fosse colma, invece il dibattito nel consiglio comunale straordinario ha aggiunto elementi ancora più negativi sul livello di (scarsa) democrazia esistente nella nostra città.
Innanzitutto va detto che sia il sindaco, sia la maggioranza che lo sostiene, non hanno affatto gradito che le opposizioni abbiano voluto affrontare questo tema in consiglio. “Se ritenete che ci sia qualcosa che non torna, andate in Procura”, è stato più volte ribadito dai banchi del PD, come se l’istituzione che riunisce i rappresentanti dei cittadini si fosse trasformata in una sorta di tribunale.: atteggiamento davvero poco comprensibile, perché ho sempre pensato che nel salone consiliare si potesse svolgere il confronto politico su qualsiasi tema rilevante per la collettività. A quanto pare, invece, per il socio di maggioranza dell’amministrazione comunale non è così: se la vicenda Lem è un caso politico, non se ne deve parlare in Consiglio; se ci sono questioni giuridicamente rilevanti (magari penali o contabili), ci si rivolga alle autorità giudiziarie. In ogni caso, il dibattito è mal sopportato. Con il risultato di non essere riusciti ad ottenere, come forze di opposizione, una risposta precisa alle domande di chiarimento su quella che a tutti è apparsa come uno “pseudo-avviso” per la nomina, promosso solo per salvare formalmente i principi di trasparenza e di imparzialità propri della Pubblica Amministrazione e che invece nella sostanza sono stati deliberatamente calpestati.
Nel tentativo di difendere l’indifendibile, il Pd livornese a corto di argomentazioni valide ha messo in campo la sua strategia preferita, quella dell’arroganza: irridere l’avversario sconfitto, delegittimare e screditare chi osa solo avere un’idea diversa, denigrare l’impegno delle opposizioni sono state le armi utilizzate nel corso della seduta consiliare. Alla faccia del confronto democratico…
In ogni caso, la vicenda della nomina Lem costituisce la prova provata di uno sgradevole fenomeno che impera in questa amministrazione cittadina: l’amichettismo! Lo dico nel senso della definizione fornita dell’Accademia della Crusca: “Comportamento di chi, generalmente da una posizione di potere e di prestigio, favorisce i propri seguaci o sostenitori”. Niente di illecito, per carità, ma è qualcosa di sgradevole che ripudio fermamente.
E’ logico chiedersi se una situazione del genere si ripeterà anche con le imminenti nomine della Fondazione Goldoni: lì sarà però più dura applicare la regola degli “amici degli amici”, perché soprattutto per quanto riguarda la direzione artistica ci sono dei curricula con esperienze professionali e competenze di assoluto prestigio, segno che il Goldoni attira i grandi nomi del teatro italiano, sui quali il sindaco – nella sua scelta finale – difficilmente potrà sorvolare. Salvetti voleva Maradona per il Lem? Bene, per il Goldoni abbiamo almeno un Del Piero e un Baggio, glielo dico fin d’ora da appassionato di lirica”