di Giorgio Billeri
VERODOL PIELLE: Bonacini 4, Leonzio 4, Gabrovbsek 23, Ebeling 6, Kluychnyk 5, Venucci 4, Mennella 8, Lucarelli 9, Virant, Kouassi, Alibegovic 10.
SAN SEVERO: Gherardini 14, Mobio 12, Bugatti 11, Bandini 9, Morelli 2, Lucas 12, Gattel 5, Todisco 4.
Il tifoso della Pielle lo sa. Quando entra al Palamacchia, con in bocca il placido sapore delle paste domenicali, la tranquillità è finita. Iniziano due ore di sussulti, di emozioni violente. Il cuore batte fuori dall’ordinario. Destinati a soffrire, anche avanti di dieci punti a otto minuti dalla fine, anche contro una squadra, San Severo, che sembra sull’orlo della dichiarazione di resa. E invece no, invece non sarebbe la Pielle, la negazione della banalità. Squadra dalle potenzialità enormi ma incapace di chiudere anzitempo una partita. E così inizia il calvario: palle perse, tiri forzati. I pugliesi che come formichine operose lucrano punto su punto e rientrano, prima di un finale spaccacuore dove decidono i liberi e la solita difesa leonina della Verodol.
Finisce 73-69 e la Pielle resta al comando della classifica, ma tanti, troppi patemi. Certo, senza l’apporto di Leonzio, limitato a 4 punti, il sentiero si fa sempre più stretto, e per fortuna che Gabrovsek e Lucarelli, ancora una volta, hanno dottoreggiato. Ma il dato delle 21 palle perse e il 6/23 da tre punti devono fungere da campanello d’allarme per una squadra ancora non completamente compiuta. Ma che intanto, batticuore dopo batticuore, resta lassù.
I pugliesi erano partiti a tutto gas, sfruttando le loro caratteristiche di squadra veloce, sbarazzina, amante del tiro rapido. Il talento Gherardini, livornese di nascita e il classicheggiante Bugatti hanno colpito in transizione, firmando un piccolo allungo dei pugliesi sull’11-17. E qui Turchetto, che ormai ha in mano la cassetta degli attrezzi, è stato bravo a ruotare nove-uomini-nove, mantenendo freschezza e concentrazioni sul parquet. La difesa, sempre più appiccicosa, ha sparso granelli di sabbia nell’ingranaggio della squadra di Bernardi. I servizi puntuali ai lunghi hanno scavato la differenza. E poi c’è stato quell’avvio di secondo quarto, dove la circolazione di palla ha portato a tre triple aperte consecutive capitalizzate da Mennella, Lucarelli e Gabriovsek, immarcabile. Il 39-32 dell’ intervallo è stato proprio figlio di questo parziale, con San Severo troppo fragile per arginare l’ondata.
Ma guai a smettere di pestare sui pedali prima del tempo. Sul campo, dopo il the caldo, è tornata infatti una Verodol meno cinica, più superficiale. Qualche banale palla persa e un Leonzio completamente fuori partita, limitato dalla maschera e braccato dalla difesa avversaria, ha ridato carburante ai pugliesi, che si sono rifatti vedere negli specchietti. Certo, la disparità fisica e di esperienza sul parquet si è vista tutta. E proprio quando gli ospiti annusano l’aggancio, ecco cinque punti in striscia di Lucarelli e il contropiede di Mennella, a dimostrazione della panchina multiuso di Turchetto. Il 58-50 sancito dall’ultima pausa sembra un tesoretto, ma non fa stare tranquilli i duemila cuori del Palamacchia. Detto, fatto: l’ultimo quarto è brutto, nervoso, le palle perse e le forzature tarpano le ali della Pielle. San Severo, senza fare niente di trascendentale, tiene sempre aperta la partita con il suo corri e tira. A 4’ dalla fine il divario è solo di tre punti (65-62), ansia palpabile in via Allende. Due palle perse consecutive di Bonacini e Leonzio, il trionfo della distrazione, aumentano la sensazione di gelo. Leonzio scrive dalla lunetta il più 3, poi la Pielle regala a San Severo due rimbalzi d’attacco sanguinosi (67-65). Errori, tensione. Sbaglia Gabrovsek da sotto, rimessa per San Severo a 35” dallo stop. Lucas sbaglia da tre, Venucci in lunetta nella bolgia. Cuori in tumulto. Due su due del capitano, ma Mobio la mette da tre da distanza siderale: tutto da rifare, 69–68 a 12 secondi dal the end. Due liberi di Leonzio: Ennio ha il ghiaccio nelle vene, più tre. Due liberi di Mobio a sei secondi: uno su due, la clessidra ha ormai pochissimi granelli di sabbia da consumare. Fallo immediato su Gabrovsek. Due su due, the end. Con le pulsazioni alle stelle.
LE PAGELLE
5,5 Bonacini. Tante, troppe palle perse, anche banali. Distratto, e da uno come lui, abituato alla cattedra, non te lo aspetti.
6 Leonzio. Giocare con la maschera nell’umidità da foresta amazzonica del Palamacchia non dev’essere il massimo della vita. E infatti il bomber soffre da matti. Quattro liberi di oro zecchino nel finale salvano la sua domenica.
6 Venucci. Vedi Leonzio. Dalla linea della carità è un killer, ma anche lui perde troppi palloni e non offre mai l’impressione di una regia pulita.
6,5 Ebeling. 10 rimbalzi, il signore degli Anelli. Con quel fisico in serie B è Gulliver tra i normodotati. In attacco parte bene, poi si perde come gli altri.
5,5 Klyuchnik. Lento, troppo, nei movimenti: la sua mole lo dovrebbe portare al dominio, invece spesso di incarta. 5/6 dalla lunetta e 6 rimbalzi, ma occorre di più.
6,5 Mennella. Anche lui si smarrisce nel caos, nel traffico, perde qualch pallone. Ma trova due triple di alto peso specifico e mentalmente è sempre nel match.
6,5 Alibegovic. Ha mani di zucchero, un’entrata rovesciata da vecchia scuola jugoslava, ma anche qualche amnesia. Da tre, però, è difficile da marcare. 10 punti e sette rimbalzi.
7 Lucarelli. C’è sempre il timbro di Jacopo in ogni strappo della Verodol. Sapienza cestistica superiore, condita anche da sette rimbalzi.
8 Gabrovsek. Onore a chi ha scovato lo sloveno in Olanda. Una pepita d’oro. 23 punti, 9/16 dal campo, quattro rimbalzi. E quanto carisma
Foto:archivio










