di Daniele Marzi
In un momento in cui l’entusiasmo è ai minimi storici, il Livorno affronta nel lunch match la sorpresa Forlì. I romagnoli, partiti con l’obiettivo della salvezza, hanno messo insieme – a differenza del Livorno – un inizio di stagione incoraggiante e sono lontani dalla zona calda. La società biancorossa ha mantenuto il tecnico e gran parte dell’intelaiatura della squadra che ha vinto il campionato di Serie D e, per il momento, i fatti le stanno dando ragione.
Il Livorno viene dalla deprimente trasferta di Perugia, dove la formazione di Formisano, con una prestazione che definire incolore appare eufemistico, ha rivitalizzato la mediocre (per quanto visto lunedì) squadra umbra, reduce da sette sconfitte consecutive. Poche idee e poca concretezza sono state la costante della gara del “Curi” e, anche quando c’è stata l’occasione di colpire, il Livorno ha mostrato un’anemia offensiva che inizia a essere preoccupante. Almeno per chi osserva dall’esterno, visto che la società si è chiusa in un silenzio assordante, senza commenti o prese di posizione pubbliche, confermando ancora una volta il tecnico in panchina.
Parlare di “ultima spiaggia” per la gara contro il Forlì lascia il tempo che trova. In undici giornate, gli amaranto si sono già ritrovati più volte a disputare la cosiddetta partita della svolta. E anche in questo caso, almeno dall’esterno, sembra così. Il risultato deciderà il destino dell’allenatore? Lo sapremo solo dopo il triplice fischio di Dasso di Genova. L’impressione è che questa squadra non riesca a compiere il salto di qualità necessario per un campionato tranquillo. Mai, finora, a un risultato positivo ha fatto seguito una prestazione quantomeno rassicurante. E ogni volta si ricomincia da capo.
Tempo, per il momento, ce n’è, è vero. Ma intanto l’entusiasmo – arma potentissima da queste parti, se qualcuno non lo avesse capito – è stato completamente dilapidato, e per recuperarlo non basteranno tre punti contro il Forlì. Quelli, casomai, sono importanti per la classifica.
La sensazione – sperando che il campo ci smentisca quanto prima – è che almeno fino a gennaio, quando riaprirà il mercato, questa squadra sia destinata a un campionato mediocre. E non solo per questioni tecniche o di amalgama (che alla dodicesima giornata è ormai un termine anacronistico). Sulla formazione i dubbi sono pochi: gli uomini sono quasi tutti abili e arruolabili, e nelle ultime gare, tatticamente, Formisano sembra aver scelto l’assetto definitivo. Il problema, però, non è solo di campo. L’aria che tira attorno al Livorno non è buona, e continuare a ignorare questo fattore potrebbe essere rischioso.
La squadra, e soprattutto la società, devono dare segnali concreti di cambiamento, lanciando messaggi diversi. Solo così la piazza potrebbe ritrovare prima un pizzico di serenità e poi, magari più avanti, anche un minimo di entusiasmo. Mantenere il professionismo non è così scontato come qualcuno pensa: basta guardarsi intorno, a cominciare dai risultati degli anticipi del sabato










