Oggi per Livorno, per il Paese, per la Società Civile è un giorno triste. Nel pomeriggio si è spento Loris Rispoli, 68 anni, simbolo della lotta – portata avanti dalla maledetta notte nel 10 aprile 1991 – per ottenere verità e giustizia sulla strage del Moby Prince, il traghetto che entrò in collisione con la petroliere Agip Abruzzo a poche miglia dal porto di Livorno.
Rispoli, nella strage, perse la sorella Liana imbarcata perché commessa della boutique di bordo. Fin da subito iniziò la sua instancabile opera di coordinamento dei familiari delle 140 vittime del più grande disastro della marineria italiana dal secondo dopo guerra. Fu lui a fondare l’Associazione Moby 140. Fu lui a coniare l’hashtag ‘#iosono141’ simbolo di quella battaglia tanto disperata quanto tenace per ottenere ciò che in un paese civile dovrebbe essere un diritto quasi naturale e non un privilegio: giustizia.
Il 16 febbraio 2021 Rispoli fu colpito da un infarto che ne minò le condizioni di salute al punto da costringerlo ad abbandonare – solo fisicamente – il campo di battaglia. Da allora Loris, il nostro Loris è stato una presenza silenziosa e ha ceduto il testimone ad Angelo Chessa – figlio del comandante del Moby Prince Ugo – pure lui scomparso prematuramente nel 2022 e a Nicola Rosetti.
Il dolore di queste ore è lancinante ed acuisce quello distillato in 34 anni di omissioni, depistaggi, di vane ricerche della verità da parte di tre commissioni parlamentati d’inchiesta.
Ciao Loris. E grazie. Per l’esempio di umanità, di civiltà e di eroismo che sei stato.











