di Giorgio Billeri
VIRTUS ROMA: Rodriguez 17, Lenti 7, Toscano 3, Visintin 8, Battistini 16, Majcunic 3, Bazan, Barattini 5, Leggio 11, Focou.
VERODOL PIELLE: Bonacini 12, Venucci, Leonzio 21, Mennella, Alibegovic 7, Ebeling 5, Lucarelli 9, Gabrovsek 10, Kouassi, Virant, Klyuchnyk 4.
La crudeltà del basket è pari solo alla sua bellezza. A due secondi dalla fine, con la Pielle avanti di un punto, Jeff Rodriguez trova la tripla che scippa la Verodol di una vittoria che avrebbe meritato. E’ la dura legge dello sport, va accettata. Ma la Verodol torna a casa con un carico di delusione, rabbia, ma non tristezza. Perchè se la Virtus Roma è la corazzata costruita per vincere il campionato beh, la squadra di Turchetto è alla stessa altezza. Ha deciso un tiro, un solo tiro al termine di quaranta minuti bellissimi, equilibrati, una battaglia bellissima. Dove le squadre si sono equivalse.
Andare a Roma senza vedere il Papa, recita un vecchio adagio Già. La Pielle, il Papa, lo ha visto eccome. Ha giocato alla pari, se non meglio, della favoritissima Virtus. Ha difeso alla morte, trovato ottimi tiri in attacco. Ha comandato a lungo il punteggio, sprecando due volte anche la palla del più dieci. Poi il vento è cambiato di colpo, con refole sempre più maligne a favore dei capitolini. Che con un parziale mortifero in avvio di ultimo quarto, e con maggiore freddezza nella volata funale hanno tenuto due punti importantissimi in riva al Tevere. Peccato, davvero peccato, quanti rimpianti. Perchè la Pielle, questa Pielle si è dimostrata all’altezza della favoritissima Virtus, ha fatto capire a chiare lettere di potersela giocare. E’ mancata la freddezza, la lucidità nella volata finale, quando le mani hanno iniziato a tremare contro le difese adattate di Calvani, nella bolgia di un palasport pieno e caldissimo. Un finale beffardo che sancisce la seconda sconfitta stagionale, ma la squadra di Turchetto esce a testa altissima e con l’autostima immutata: per la promozione ci sarà, eccome.
E’ quasi sold out, la bombonera di Piazza Apollodoro, teatro dei fasti che furono del basket romano. La resa dei conti delle sue leader del campionato attira, incuriosisce, stuzzica. La Roma del basket si stringe intorno ai giallorossi, ma gli oltre trecento tifosi piellini si sentono, eccome, nel frastuono. 3.400 spettatori, difficile trovare di meglio al terzo piano della pallacanestro italiana.
Intensità feroce, selvaggia, da playoff. Turchetto predica difesa dura, chiusa, appccicosa, e Roma, che ha una potenza offensiva da categoria superiore, trova subito pane duro sotto i denti. La Pielle parte con la manina gelida, ma poi entrano loro, Alibegovic e Lucarelli, che combinano 10 punti in due e incendiano la gente piellina. Roma è forte a rimbalzo e lucra qualche offensivo, ma alla prima sirena la Verodol è avanti di tre (15-18) e con merito.
Il problema, e non da poco, sono i rimbalzi offensivi concessi a Roma. Più decisi e reattivi gli uomini di Calvani, che si garantiscono spesso una doppia conclusione con la fisicità di Leggio e Battistini. Una voce statistica che permette a Roma di non far scappare via una Pielle che in attacco azzecca quasi sempre le scelte, ispirata da un Bonacini finalmente in versione Comandante. In una partita così equilibrata, la supremazia sotto le plance decide e impera: l’ennesimo rimbalzo di Battistini regala a Roma l’allungo sul 33-27, con la Pielle che spreca qualche palla di troppo e non trova più con regolarità l’uomo sotto canestro. E’ partita vera. Tre liberi dopo un tecnico a Calvani, poi ancora Gabrovsek dalla lunetta riporta la bilancia in favore dei biancazzurri. Si va al the caldo sul più 4 (34-38), divario risicato ma meritato per una Turchetto-band davvero all’altezza della situazione, che non trema davanti a una grande avversaria.
Mani addosso, legnate senza pietà: al ritorno in camopo le difese decidono che è tempo di mordere. Roma perde tonnellate di palloni davanti al raddoppi e agli aiuti piellini, dall’altra parte le triple di Leonzio e Lucarelli fanno esplodere il settore dei trecento livornesi, con la Verodol che allunga a più sette (44-51) all’ultima sirena, con un parziale di 13-10, che poteva anche essere più ampio senza qualche forzatura nel finale. Ma qualcosa cambia, il vento della partita muta direzione. Roma ricomincia a difendere, al limite del regolamento, e dalla parte Verodol iniziano i problemi, le forzature mentre dalla parte opposta sono ancora i rimbalzi la croce di Turchetto. Parziale di 6-0 firmato da Battistini e Rodriguez ed è tutto riaperto, anche perché la triade arbitrale inizia a fischiare a senso unico: sorpasso sul 52-51 firmato dall’ex Giovanni Lenti.
L’ultimo quarto è un lungo, estenuante corpo a corpo. Gabro da tre punti fa riemergere i suoi (56-56), Leonzio firma il nuovo sorpasso: è il solito finale da cuore in gola, da fibre forti. Triplone di Leonzio, contestata azione da tre punti di Lenti (64-63) a due minuti dalla sirena, fallo su Ebeling non fischiato, canestro di Rodriguez. Game over. Un libero di Gabrovsek, sull’errore romano ennesimo rimbalzo offensivo di Toscano che porta la Virtus a più tre (67-64) a 41 secondi dalla fine. Leonzio dalla lunetta accarezza il sogno: fa quattro su quattro e la Pielle è avanti a dieci secondi dalla fine (67-68). Cuori impazziti dentro al palasport romano. L’ultimo tiro è di Jeff Rodriguez, jump mortifero da tre punti e game over. La preghiera di Leonzio si spegne sul ferro. Immeritatissima sconfitta, ma così è lo sport.
LE PAGELLE
7,5 Bonacini. Nella partita più importante, torna il Comandante. 12 punti, 5 rimbalzi, 5 assist. I veri leader, quando conta, non tremano.
5 Venucci. Male al tiro (0/6), una presenza impalpabile.
5 Mennella. Stavolta non lascia traccia, solo ferri e confusione nella bolgia dantesca del palasport romano.
6 Alibegovic. Una fiammata di gran classe nel primo tempo, ma quando i gomiti si alzano perde brillantezza e finisce nell’anonimato.
6 Ebeling. Lo salvano gli otto rimbalzi, ma in difesa soffre troppo l’atletismo di Battistini e Leggio.
6,5 Lucarelli. C’è tutto il suo talento nel tentativo di allungo della Pielle. 3 su 4 dal campo, 4/4 ai liberi, 5 rimbalzi e tanta sapienza difensiva nei 18 minuti di utilizzo (pochi?)
5,5 Klyuchnyk. I lunghi di Calvani sono troppo più rapidi e l’ucraino paga pegno. 7 rimbalzi non bastano.
7 Leonzio. Anema e core. La sua freddezza ai liberi (7/7, ancora percorso netto) illudono la Pielle nel finale. Ci mette anche quattro triple. Maschera o no, è sempre il migliore.
6,5 Gabrovsek. Sempre utile, ma stavolta tira male (3/11) e non si vede a rimbalzo, ma quando serve emergia lo sloveno è una polizza.











