L’8 Luglio Serena Mazzoni avrebbe compiuto 38 anni. Come dice la sorella Giulia ‘li ha festeggiati in cielo, magari insieme a Raffaella Carrà che apprezzava tantissimo”. Sono trascorsi poco più di nove mesi da quando si è arresa alla malattia che le era stata diagnosticata da tempo. La morte, però, nonostante il suo crudele impegno, non ha vinto, perché Serena è assente solo fisicamente, ma è dovunque. E’ nella vivacità della figlia Anna, cinque anni, che ieri ha spento le candeline al posto della mamma e poi ha portato fiori alla scalinata di Antignano nel mare dei ricordi, quello struggente luogo ideato da Mario Bartoli.
E Serena c’è perché è nel cuore di Livorno. La città ha abbracciato con affetto sincero e immediato la famiglia Mazzoni. E da subito si è prodigata nella corsa alla beneficenza nella raccolta fondi da devolvere all’Università degli studi di Brescia, Dipartimento di specialità medico-chirurgiche, scienze radiologiche e sanità pubblica, per sostenere la ricerca sul tumore surrenale raro che colpisce una persona su un milione a livello mondiale.
Da quel maledetto 3 ottobre in città si sono susseguite le iniziative per ricordare Serena e per aiutare la ricerca contro la malattia che l’ha strappata agli affetti più cari. Nessuno ha dimenticato il sold out del Teatro Goldoni, il 3 dicembre scorso. Serena era una ballerina e tutte le scuole di danza di Livorno le resero omaggio in una serata indimenticabile.
Questa sera ai Bagni Florida di Tirrenia sarà scritto un nuovo capitolo della vicenda umana di questa ragazza che ha lasciato un segno profondo nel cuore di Livorno. A partire dalle 21,30 Creative Lab (Centro di Educazione al Movimento) presenta un estratto dello spettacolo di danza ‘S-How’ già messo in scena il 18 giugno scorso a Fauglia. La scelta dell’estratto è particolarmente significativa perché vedrà danzare la piccola Anna che in questo modo farà ‘rumore’ (ecco che torna il tema di Raffaella Carrà) come piace tanto a lei e tanto piaceva a mamma Serena.
Impossibile mancare
A margine pubblichiamo un ricordo di Serena Mazzoni del nostro redattore Fabrizio Pucci
Serena aveva occhi dolcissimi e un sorriso accogliente. La vedevo spesso, quando era poco più che ragazzina, nel negozio di famiglia di Via Roma il cui nome era il cartello della sua gentilezza e del suo modo di vivere: ‘Pane e Zucchero’. Sì. Il pane, il principale elemento e alimento di sostentamento; in una parola: la vita. E zucchero: la dolce, l’educazione. ‘Talenti’ spontanei, frutto di una educazione perfetta impartita dalla famiglia fondata sui valori dell’amore, del rispetto, del lavoro. Gentilezza, vita, dolcezza. Tutto spontaneo, non costruito per il solo fine di fidelizzare il cliente perché chi si era abituato a ‘servirsi’ da Pane e Zucchero lo aveva fatto non solo per l’ottima qualità dei prodotti, ma anche per quell’atmosfera sana che faceva sentire a casa. Grazie a mamma Giovanna, ma anche alla sua estensione, Serena.
Quando seppi della sua malattia, il mio cuore si congelò. Andai a cercare sui social una smentita che invece fu una conferma. Dicono che il cuore freddo non sia aperto alle emozioni. Stavolta, invece sono felice che sia congelato perché in questo modo conserverà, intatti il ricordo e l’affetto per Serena e per la sua famiglia. Il tempo non li deteriorerà. Anzi. E’ destinato a rinforzarli. Perché Serena c’è. E qui, nessuno la dimentica. Ciao ragazza!