Lunedì 3 marzo, alle ore 16.30, nella sala conferenze della Biblioteca dei Bottini dell’Olio, si terrà un nuovo appuntamento con la rassegna “La Livorno di ieri” ideata e curata da Marco Rossi. L’incontro, dal titolo “La Livorno proibita” con riferimento alle case di tolleranza, ricostruirà la presenza dei postriboli e la loro localizzazione in città nel corso degli anni, fino all’avvento della legge Merlin che ne decretò la chiusura.
Accennando al tema della conferenza di lunedì prossimo lo stesso Rossi scrive: “Ancora agli inizi del 2000 i maschi più anziani la mappa ce l’avevano ben impressa nella memoria nonostante che nell’anno della loro chiusura le case chiuse a Livorno fossero solo 8, poca cosa rispetto alle 18 sparse negli anni Trenta soprattutto nella zona del porto, ma tanto era bastato per continuare a cullarsi nell’illusione di poter comprare rapporti sessuali assieme ad amicizia e complicità.
La storia della prostituzione, del resto, si perde nei tempi, dalla cosiddetta “prostituzione sacra“ alla prima menzione registrata come una vera professione in alcuni documenti sumeri del 2400 a.C. che ne descrivono un tempio nella città di Uruk, dalla celebre Frine (l’etèra greca che fu assolta dall’accusa d’empietà perché mostrata nuda alla giuria) alla famosa Valeria Messalina (terza moglie dell’imperatore Claudio che collezionò 25 amanti in un giorno per sfidare la più celebre prostituta del periodo), dalla ballerina bizantina poi imperatrice Teodora alla patente inventata nel 1432 nel Regno di Napoli, dalla prima legalizzazione introdotta a Saint Louis nel 1870 alla monarchica legge Crispi del 1888.
Divenute proprietà del Demanio nel 1931, nel 1949 presso il ministero dell’Interno risultavano censite 715 case in tutta Italia, con 3.314 prostitute ed alla mezzanotte del 19 settembre 1958, come primo effetto della cosiddetta legge Merlin, vennero chiusi oltre 560 postriboli su tutto il territorio nazionale convertiti in patronati per l’accoglienza delle ex-prostitute.
Dal 2018, in occasione dei 60 anni dall’approvazione della legge molti sono risultati i testi che hanno analizzato e descritto l’argomento.
A Livorno la casa chiusa più prestigiosa era la famosa Madame Sitrì citata dallo stesso celebre scrittore Enzo Biagi nel ricordare come in essa si fosse formato il meglio della nostra flotta a partire dall’apice del 1917 quando era stata visitata dall’accademista Aimone di Savoia Aosta (futuro re di Croazia e duca di Spoleto) che fu accolto con la Marcia Reale.
Per documentazione, ma anche per curiosità, sono andato sui luoghi ed ho fatto foto per raccontare lunedì 3 i motivi che avevano spinto il grande post-macchiaiolo Renato Natali a congelarli in molte delle sue variopinte tele ma anche in omaggio al noto personaggio livornese che, vedendo affollarsi uomini davanti ad un portone vicino a dove lui andava ragazzo a far pratica di fabbro, contava i giorni che mancavano al suo raggiungimento dell’età per accodarvisi ma, quando ciò avvenne, scoprì che glieli avevan chiusi”.
Ideatore della rassegna e relatore è Marco Rossi, uno dei primi informatici d’Italia ed una lunga carriera manageriale in giro per il mondo. Scrittore e divulgatore, Rossi trova anche il tempo per collaborazioni giornalistiche su personaggi che hanno lasciato un segno nella storia di Livorno.