Evento a cura dell’associazione culturale “21”
Si terrà venerdì 9 aprile 2021, alle ore 18, la terza intervista di Luigi Vicinanza del calendario di incontri organizzati su piattaforma telematica per approfondire la storia del PCI e trasmessi su Facebook. Parteciperà l’assessore alla Cultura del Comune di Livorno Simone Lenzi.
Ospite dell’appuntamento sarà la comunista più bella, come è stata definita Luciana Castellina, spirito rivoluzionario e indipendente della sinistra italiana.
Dietro quel fascino di estrazione borghese, colto e seducente, una tempra e ad un carattere non comuni si rivelano molto presto, facendole prendere decisioni importanti e coraggiose.
Quando cade il regime fascista, Luciana è in vacanza a Riccione e sta giocando a tennis con la sua amica Anna Maria, figlia di Mussolini, ma le sue idee si stanno già delineando. Così, a 18 anni, nel 1947, partecipa al primo Festival della Gioventù a Praga e poi si iscrive al PCI.
Le sue sfide sono già cominciate e l’anno dopo conosce il carcere, per aver partecipato, molto attivamente, alla manifestazione di protesta contro l’attentato a Palmiro Togliatti. Viene poi arrestata altre due volte, nel 1950 e nel 1956 in circostanze analoghe. Nel 1963 passa due mesi a Regina Coeli dopo una manifestazione degli edili infiltrata da Gladio. Se è orgogliosa di essere stata la prima giornalista (di Paese Sera) arrestata e poi espulsa in Grecia in occasione del colpo di Stato dei colonnelli, ricorda invece con terrore le botte prese davanti alla base di Comiso mentre protestava seduta, con il Movimento per la pace europeo.
Quello con il PCI è stato l’amore di una vita, un amore lungo e tormentato. Le sembra di essere buttata dalla finestra quando viene radiata per i suoi articoli sulla Primavera di Praga, nel 1970, insieme al nucleo fondatore de Il manifesto, all’amica e maestra Rossana Rossanda, al compagno Lucio Magri, a Parlato, Natoli e Pintor. Ma giustificherà Berlinguer per quella decisione, presa per ragioni interne al partito. Con la rivista si unisce nel 1974 all’ala sinistra del PSIUP dando vita al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo.
Viene successivamente eletta nella lista di Democrazia Proletaria alla Regione Lazio, poi al Comune di Roma, alla Camera dei Deputati e al Parlamento Europeo. Quando il PDUP si scioglie, lei rientra nel PCI e viene rieletta in Parlamento. Quando si scioglie il PCI, cerca inutilmente di contrastare questa decisione, poi entra nel partito di Rifondazione Comunista e viene nominata direttrice del settimanale Liberazione. In dissenso con il segretario Bertinotti, lascia Rifondazione nel 1996.
Educata alla scuola dell’emancipazione femminile, per cui le donne dovevano diventare come gli uomini, entra a far parte dell’UDI, agli inizi degli anni ’70 conosce il nuovo femminismo e impara che la diversità è ricchezza.
Negli anni ottanta è vicepresidente della Lega per i diritti dei popoli e coordinatrice del movimento pacifista europeo. Nel 2015 entra a far parte della presidenza nazionale di SEL di Nichi Vendola e nel 2017 nella direzione nazionale di Sinistra Italiana.
Pasionaria del dissenso, Luciana Castellina interpreta i sentimenti che per un secolo hanno tormentato il PCI e i suoi discendenti. Dalla clamorosa spaccatura del 1921, la divisione ha sempre rappresentato la dannazione storica della sinistra. I rivoluzionari si sentono destinatari esclusivi della verità assoluta. La ribellione, che è il sangue della sinistra, attraverso sottili distinguo e rocambolesche spaccature, diventa il suo antagonista e la storia si ripete in un continuo amarsi e dirsi addio.
Anche Luciana Castellina, nei suoi libri, si racconta e si interroga. Con Nottetempo pubblica La scoperta del mondo, entrato nella cinquina finalista del Premio Strega nel 2011, Siberiana(vincitore del Premio Letterario Vallombrosa) nel 2012 e Amori comunisti pubblicato nel 2018 con grande successo di stampa e di vendite. Nel 2014 scrive Guardati dalla mia fame insieme a Milena Agus.
Nella vita privata, Luciana Castellina è figlia unica di un rappresentante di commercio milanese, studia al liceo classico Tasso di Roma e si laurea in giurisprudenza, diventa giornalista e scrittrice, si sposa con il partigiano e direttore dell’Unità Alfredo Reichlin, ha due figli entrambi economisti, Lucrezia e Pietro. Separata dal marito nel 1958, vive poi un’importante storia con Lucio Magri durata quaranta anni.
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