Riceviamo e pubblichiamo il comunicato a firma Silvia Di Batte Direttivo Associazione CambiaMenti
“Due quindicenni, un ragazzino di 12 anni, una domenica qualunque in un tranquillo paese di Toscana. Insultato, preso a botte, umiliato, nessuno tra i ragazzotti del branco presenti è intervenuto per fermare le due fanciulle. L’insulto più pesante di un macigno? “Ebreo di m…!”
Un episodio di cronaca italiana del 1938? Avvenuto dopo l’emanazione delle leggi razziali?
No. È successo pochi giorni fa, alla vigilia del 27 gennaio, giorno della Memoria, istituito proprio perché l’umanità si ricordi di quei fatti che portarono allo sterminio di 6 milioni di persone innocenti.
Ma come è possibile, ci chiediamo? Perché?
Forse le due adolescenti non avranno mai visto un film su quell’argomento. “Il giardino dei Finzi Contini” o “Il pianista” o “Schindler’s list”. No, troppo impegnativi, troppo tristi.
Oppure avranno girato canale quando la Rai trasmetteva documentari sul fascismo e sulle leggi razziali. No, vuoi mettere quelle trasmissioni di insensata evasione’?
Forse non saranno state presenti in aula quando, proprio per il Giorno della memoria, la loro scuola, come tutte le scuole dello Stato, organizzava visite in Prefettura, dove si ascoltavano canti ebraici o testimoni che davvero là, in quei campi di sterminio ci sono stati davvero.
Forse non hanno mai avuto la fortuna di ascoltare Liliana Segre. Forse non sanno nemmeno chi è e perché il Presidente della Repubblica Mattarella l’ha nominata Senatrice a vita. Ma forse non sanno nemmeno che esistono i Senatori.
Forse le due poverette, che si crederanno pure più furbe degli altri, le due bulle, sono due sempliciotte che non sanno nemmeno di stare al mondo. E forse, cosa ancor più triste, nessuno, nelle loro famiglie, si è preoccupato che capissero, che sapessero, che riflettessero.
Allora, caro Giudice Minorile, allora, pensi a come sarebbe utile per loro e per le loro famiglie un bel viaggio in treno, con destinazione Cracovia e da lì ad Auschwitz, magari con una sosta ricreativa a Fossoli.
Forse, alla vista dei forni crematori, delle camere a gas dove si sentono ancora echeggiare le grida di terrore, alla vista dei capelli ammucchiati, degli occhiali, delle scarpine dei bimbi, forse si metterebbero a piangere e, alla fine, capirebbero”
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