Storie parallele dei protagonisti della guerra per il mezzogiorno d’Italia
“Il brigante e il generale” è il titolo del nuovo libro di Carmine Pinto. I due protagonisti-avversari, seguono la trama affascinante di una guerra combattuta senza esclusione di colpi, nel periodo successivo all’epopea garibaldina del 1860, quando la monarchia borbonica, decaduta dopo il ciclone garibaldino, è accanita a cercare una restaurazione con l’appoggio papalino e delle monarchie allertate dell’Europa del tempo.
Carmine Crocco, classe 1830, nato a Rionero in Vulture, già arruolato nel regio esercito borbonico, è disertore nell’agosto 1852 e fugge con altri quattro commilitoni a causa di una storia d’amore con la donna di un suo comandante. Uomo intelligente, non colto, ma istruito da saper leggere e scrivere, forte, alto, carismatico, finirà per aggregare molti uomini a formare un piccolo esercito. Dopo l’unità d’Italia sarà istigato e circuito, per ripristinare gli interessi dinastici dei Borboni: “I briganti” di Crocco, sovvenzionati e armati e autorizzati a depredare da potenze straniere. Darà filo da torcere all’esercito sabaudo, il nuovo esercito italiano, chiamato a contrastare il “Napoleone dei briganti”.
A contrastare Crocco e il suo esercito improvvisato ma tenace, il Generale Emilio Pallavicini di Priola, cadetto della rinnovata scuola aristocratica-militare piemontese. Cultura generale e militare, addestramento intransigente e faticoso, che propose modalità di contrasto volte non solo al successo militare, ma leggi e strumenti impegnati a sottrarre e a scoraggiare il consenso sociale e territoriale che supportava l’esercito di Crocco.
Battaglie e agguati e scaramucce, tremende. Un contrasto durato molti anni con vittime da ambo le parti. Crocco perse la sua guerra. Pallavicini la vinse. Crocco divenne un eroe popolare di una guerra contadina descritta nelle sue memorie scritte nel carcere di Portoferraio. Di Emilio Pallavicini di Priola si è quasi sbiadita la memoria.
La documentatissima testimonianza di Carmine Pinto ha il merito e la metodologia di analizzare fatti, documenti d’archivio, bibliografie. Propone una nuova analisi che smaschera l’inadeguatezza della narrazione revisionista. Ha perfino visitato i luoghi di quelle epiche vicende ed ha ascoltato dalla voce delle persone, eredi e pronipoti, di quei protagonisti contrapposti nelle loro storie parallele di un destino plutarcheo. Racconti già ascoltati in quelle terre di sofferenza, da altri viaggiatori sul finire dell’ottocento. Intellettuali del calibro di Francois Lenormant e Benedetto Croce.
La prosa scorrevole, piacevole e accattivante, cattura il lettore e lo rende prigioniero “consapevole” fino al termine del bel libro di Carmine Pinto.
“Il brigante e il generale” sarà presentato, alla presenza dell’autore Carmine Pinto, giovedì 25 maggio, alle 18:30, alla “Villa del Presidente” in via Marradi 116 a Livorno. Interverranno Vincenzo Marino e Francesco Parasole.
Carmine Pinto è professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Salerno. Tiene lezioni di storia politica, storia culturale e di storia militare. Ha lavorato sui sistemi politici del Novecento. Attualmente si occupa di guerre civili e movimenti nazionali nel XIX secolo. Ha insegnato in molte università europee e latino-americane. Pinto dirige il Centro di Ricerca sui conflitti in Età Contemporanea. Attualmente è direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno.