“Ritorno a Paestum”, sarà presentato domenica 20 novembre alle 18.00, alla Villa del Presidente in Via Marradi 116
Interverranno Francesco Mencacci (direttore della scuola Carver) e Francesco Parasole (docente della scuola Carver).
Vincenzo è originario di Paestum, ha studiato a Pisa dove si è laureato in Medicina e Chirurgia. Specializzato in Urologia e Medicina dello Sport, molto conosciuto a Livorno, stimato professionista nella nostra città, dove esercita da decenni la sua professione di chirurgo-urologo.
Scrive per passione, il suo libro è stato presentato al Salone internazionale del libro a Torino a maggio di quest’anno. Il libro, edito da Tipheret , è stato pubblicato nel marzo 2022, nella narrativa moderna econtemporanea. Tuttavia, non inquadrabile in un unico filone, si presta ad una lettura che ha multipli livelli di interpretazione. O, se preferite, ha più temi e percorsi di lettura. Dall’autobiografia alla filosofia, dalla storia alla ricerca interiore, dalla cronaca all’etica dei valori. Una bussola che guida i disorientati. Invertendo il senso di marcia. Uno sguardo “a ritroso” per ritrovare fiducia nel presente e nel futuro che ci attende.
“Ritorno a Paestum” è un racconto di viaggio che si dipana nel tempo della storia e nello spazio dell’universo. Il timoniere affronta marosi e tempeste. La navigazione ha una rotta ignota: si disegna e si delinea a posteriori sulla mappa della vita. Il vento diventa vitale, gonfiando le bianche vele della nave, sospinta nelle giornate di bonaccia o sballottata con le vele strappate dalla violenza delle tempeste impreviste. Rischia il naufragio. Fra i flutti urlanti e furiosi di spuma bisognerà cercare un porto sicuro in cui riparare la nave. Troverà nella memoria della tradizione il porto da cui partì con lo scrigno pieno dei desideri ereditati. Quei desideri che spingono ogni anima a viaggiare. Ritroverà la rotta originale seguendo le costellazioni celesti. Ritroverà quel porto originario, Paestum come Itaca per Ulisse. La rotta del Ritorno, un ritorno iniziatico: sarà la terapia alle ferite dell’avventurosa traversata.
Il racconto si fa accattivante, con una prosa scorrevole e sentita, sincera fino al lirismo, catturando il lettore in un vortice che, in apparenza autobiografico, si fa sempre più intrigante, proseguendo la lettura, e il coinvolgimento diventa quasi passionale, sollevando la curiosità con le domande del senso profondo della vita che tutti ci poniamo, solleticando ricordi ed emozioni in ognuno, forse perfino con i suoni e i colori della poesia.
Un viaggio, di vita, esotico, di ritorno, di riscoperta di noi stessi. La trama ci conduce con leggerezza ad una consapevolezza che sconfina nel senso superiore dell’esistenza, del significato finanche esoterico o trascendentale. Un invito a riscoprirsi, a ritrovarsi nel senso comune, condiviso, dell’amore e dei desideri tramandati ed ereditati da tutti. Un tesoro di desideri, di senso superiore, da tramandare ai figli. Riscoprendo le nostre radici nella terra natia, annusando il blu del mare e guardando in alto e lontano la luce del sole, di giorno, e le stelle nella notte d’estate. Per tornare a vivere nella pienezza del nostro tempo.