Chi è Polina Zlotnik
Polina Zlotnik è un’ostetrica che ha svolto il suo lavoro all’interno di ospedali e consultori fin dal 1985. Polina ha dedicato tutta la sua vita al sostegno delle donne madre, infatti è la fondatrice di un’associazione di ostetriche e genitori chiamato “Le Dieci Lune”. Oltre a questo è anche ideatrice ed editorialista di una rivista che tratta il tema del parto, intitolato “Piccole Impronte”.
Attualmente è sposata, ha due figli e vive in una casa in campagna a Titignano, vicino a Pisa. La decisione di diventare un’ostetrica è arrivata proprio con la nascita del suo primo figlio nel 1979.
Quegli anni furono caratterizzati dall’estrema medicalizzazione, dei parti pilotati, del latte artificiale e della separazione madre bambino. A causa di quel clima l’esperienza del suo primo parto la segnò profondamente, lasciandole un senso di delusione in quanto non aveva vissuto il suo parto ma un parto “gestito dagli altri”. Dopo questa esperienza decise di lasciare la Facoltà di Medicina ed iscriversi alla Scuola di Ostetricia.
La mostra fotografica di Polina: “La ferita della Dea. La violenza Ostetrica per immagini”

Polina, che oltre ad essere un’ostetrica è anche una fotografa, ha organizzato una mostra fotografica insieme alle mamme dell’associazione “Le Dieci Lune”. La mostra si svolgerà durante il festival Collinarea e verrà inaugurata Sabato 24 Luglio alle 18 in Piazza Vittorio Emanuele.
Durante l’inaugurazione verranno proposte delle letture, riflessioni, testimonianze e vari interventi.
Cos’è “La ferita della Dea”
Le mamme dell’associazione “Le Dieci Lune” si sono rese conto che, proprio come Polina Zlotnik, molte di loro avevano vissuto in modo traumatico e lesivo l’esperienza della gravidanza e del parto.
Per questo motivo le donne, insieme alla fondatrice dell’associazione, hanno deciso di realizzare questo progetto fotografico. L’intento è quello di portare consapevolezza, correttezza d’informazione e sostegno alle migliaia di neo-famiglie che hanno vissuto la loro stessa esperienza o che si avvicinano ad accogliere una nuova vita.
La violenza – ostetrica che intendono denunciare è nata nel momento in cui “abbiamo tagliato fuori l’umanità dalla scienze”, il momento in cui l’uomo ha iniziato ad avere la percezione di poter controllare la vita e la morte. Le donne vogliono esprimere la necessità di includere di nuovo Dio e la Sua continua Creazione all’interno di questo momento così importante per le loro vite.
Questa violenza che denunciano, come ogni altro tipo di violenza, porta con sé delle ferite corporali. Queste si riflettono inevitabilmente anche sulla psiche e l’anima sia della nuova vita che della madre.
Nonostante le evidenze scientifiche che confermano questi concetti ed il fatto che OMS e UNICEF esortino un cambio di rotta la situazione non accenna a cambiare. Ancora troppo spesso ci si affida a vecchi protocolli che tolgono la dignità alle persone. Si sfrutta una sorta di “abuso di potere, scientifico, in nome della cosa migliore per il paziente”.
Gli scatti
Le fotografie della mostra mostrano il dolore e la sofferenza che rimane sulla pelle di troppe madri e bambini.
La denuncia di questi scatti vuole essere chiara ma non utilizza un linguaggio aggressivo, dato che il male alimenta il male e lo scopo della mostra è proprio quello di sconfiggerlo, mettendolo davanti agli occhi di tutti.