Comunicato stampa a firma Giovani Democratici di Livorno
“L’intervento del consigliere Palumbo (FDI) ci ricorda molto la favola del Curioso di Krylov, famoso favolista russo. Nel racconto, il Curioso, di ritorno dal museo di scienze naturali sui mammiferi, descrive a un amico tutto quello che lo ha colpito: moscerine, farfalline e insettucoli vari. Alla fine l’amico gli domanda: “E l’elefante l’hai visto?”. E lui: “L’elefante? Eh, no, caro mio, l’elefante purtroppo non l’ho visto…”. Il Curioso Palumbo nell’intervento sulla natalità ha individuato una criticità da risolvere che non riguarda solamente la nostra città, ma l’intero paese. Purtroppo invece di concentrarsi sull’elefante, quindi l’assenza di parità tra uomo e donna, le future problematiche del sistema previdenziale e l’esigenza della redistribuzione del lavoro di cura nelle famiglie, addita la colpa al femminismo. Un classico atteggiamento degli esponenti di Fratelli d’Italia, che ormai riescono solo ad abbaiare (a volte letteralmente) parole propagandistiche.
Lasciano sgomenti, infatti, le espressioni del Curioso Palumbo sul femminismo e le donne, secondo cui le donne dovrebbero scegliere culturalmente di non fare figli “a causa di forti campagne femministe”. Puntare il dito contro il femminismo è un esercizio retorico vuoto, tanto che non è chiaro a quale presunta campagna anti-natalità si riferisca il consigliere.
L’impressione è che certa politica parli delle femministe esclusivamente sulla base di stereotipi, esagerazioni o informazioni distorte, senza mai approfondire realmente il loro pensiero. In realtà i fatti dimostrano il contrario: ogni governo, indipendentemente dall’orientamento politico, ha promosso campagne per incentivare la natalità, spesso con la stessa retorica del Curioso Palumbo, dipingendo la maternità come una missione di vita e una responsabilità esclusivamente femminile. Il ruolo paterno, invece, continua a essere ignorato, e non sorprende che l’Italia sia ancora indietro sul fronte dei congedi parentali. Bisogna che il lavoro di cura all’interno della famiglia sia redistribuito e non sia a capo solo della donna, che spesso rinuncia alla propria autodeterminazione nel mondo del lavoro.
Alla destra andrebbe ricordato che, se il vero problema fosse la sostenibilità del sistema previdenziale dato dal calo delle nascite, non avrebbe senso ostacolare l’immigrazione o discriminare le famiglie omogenitoriali. Ma anche su questi temi l’approccio rimane puramente ideologico, come dimostrano i milioni di euro sprecati per i centri di detenzione in Albania. Oltre al danno economico, questa politica riflette una visione disumanizzante, che porta a trattare persone in fuga da fame, guerre e disperazione come “carico residuale”, per citare le parole del ministro Piantedosi.
Le nostre proposte, invece, vanno nella direzione opposta: investire nei servizi educativi, come già fanno il Comune di Livorno e la Regione Toscana, garantendo la gratuità degli asili nido per supportare i genitori nel conciliare lavoro e famiglia. Sosteniamo misure come l’assegno unico per ogni figlio, introdotto grazie al Partito Democratico e richiedibile da entrambi i genitori. Inoltre, chiediamo al Parlamento di approvare la proposta di legge, di cui Elly Schlein è prima firmataria, per l’incremento dell’indennità di maternità e l’introduzione di un congedo paritario di cinque mesi per i padri.
Proposte concrete, che il governo di destra guidato da Giorgia Meloni ignora volutamente. È vero, come dice Palumbo, il problema è anche culturale, perché finché le donne continueranno a sentirsi dire che devono fare una scelta tra la carriera o diventare madri (senza la possibilità di avere entrambi, come in un normale paese civile), finché le donne avranno meno opportunità lavorative solo per il fatto di essere
donne, finché le iniquità e i problemi strutturali che impediscono alle coppie di avere figli saranno affrontate solo con la mentalità del bonus non si riuscirà mai a risolvere un bel niente. Anzi, si aggraverà la situazione.
Sì, il problema è culturale, perché una parte politica intende tornare indietro, a un’epoca in cui il ruolo sociale della donna era confinato all’ambito domestico e alla famiglia, senza libertà di scelta, cancellando con un colpo di spugna le conquiste di quei movimenti femministi tanto criticati”