di Giorgio Billeri
VERODOL PIELLE: Virant, Bonacini 2, Klyuchnyk 5, Alibegovic, Kouassi, Ebeling 2, Lucarelli 10, Mennella 11, Gabrovsek 17, Leonzio 16, Venucci 12.
DANY QUARRATA: Scandiuzzi, Molteni 11, Tiberti 2, Angelucci 4, Mongelli, Regoli 12, Calabrese 4, Novori, Babovic, Prenga 4, De Gregori 8, Coltro 8.
Alla fine, il popolo canta di gioia e di sollievo. Gioia, perché la Pielle inanella la terza vittoria dell’inizio stagione, e resta al comando. Sollievo, perché per 30 minuti la Verodol ha giocato davvero male, tenendo in vita Quarrata, neopromossa volitiva e simpatica ma non certo il Panathinaikos. Poi, all’ultimo chilometro, la svolta: la difesa biancazzurra torna ad essere una palude infestata di squali e in attacco, finalmente, sale in cattedra il professore emerito Ennio Leonzio che con due triple e una giocata da quattro punti guida la zattera in porto, oltre le onde che nessuno si aspettava.
Come avvenuto contro Ferrara e Casoria, alla fine vince la profondità della panchina piellina e l’abnegazione difensiva, ma la partita del Palallende è stata di enciclopedica bruttezza, con un mare di palle perse, errori da circoletto rosso, distrazioni. Un dato su tutti: 21 palle perse Quarrata, 17 la Pielle, percentuali rivedibili. Ma se la missione era portare a casa la terza vittoria in striscia, è stata centrata, con un quarto finale da 26-9.
I primi 20’ sono un paradosso. Perchè Quarrata getta nel cestino la bellezza di 13 palloni, anche grazie alla buona difesa livornese, che non offre mai una giocata comoda. Ma di questo grande vantaggio la Verodol nemmeno se ne accorge: una squadra fatta e finita ne approfitterebbe per volare via e mettere l’ipoteca sul match. E invece l’attacco della Verodol denuncia i consueti limiti: palla troppo ferma in mano al play, conclusioni spesso in emergenza: il 14/32 all’intarvello lungo è la spia in numeri di un malessere evidente. Il 35-30 della seconda sirena, dunque, ha il sapore della grande occasione non sfruttata. Turchetto, che si arrabbia a chiama timeout in serie, può sorridere soltantio per qualche fiammata di Mennella, otto punti in un amen, sempre più dentro alla squadra, e al magistero di Lucarelli e Gabrovsek, che sfrutta da califfo i mis match contro avversari più bassi. Ma non basta per andare tranquilli a bere il the caldo, anche perché Quarrata è squadra mai doma, che sa andare oltre i suoi limiti strutturali, che non molla mai, sempre sul pezzo, sempre a testa bassa sul manubrio.
E poi arriva il solito, sconcertante terzo quarto della Pielle. La spina si stacca, la luce si spegne, senza un perché. Palle gettate al vento incredibili, conclusioni forzate, anch la difesa perde mordente. Quarrata, senza fare nulla di trascendentale, mette la testa avanti anche sul più 3. Poi Gabrovsek e Mennella, nel finale di tempino, riaccendono, se non l’energia elettrica, almeno la candela della speranza (49-47 all’ultima pausa).
Il finale non ha storia: Leonzio, Gabrovsek e la difesa portano i due punti nella cassaforte della Verodo. Che però dovrà continuare a lavorare, a testa bassa, perché dieci minuti di buon basket non sempre basteranno. Finisce 75-56, chi lo avrebbe detto soltanto dieci minuti prima…
LE PAGELLE
8 Leonzio. In letargo per 30 minuti. Ma Ennio è il professore emerito dei finali incandescenti: due triple, un fantascientifico gioco da quattro punti e Quarrata si vede passare addosso un tifone con la maglia numero 10. A questi livelli un’arma illegale, magari da sfruttare ancora meglio. Ne mette 16 quasi senza accorgersene.
7.5 Venucci. Le triple, la freddezza ai liberi, ma anche quello che lo scout non dice, ovvero la difesa a ginocchia piegate, la accelerazioni, gli assist, addirittura un rimbalzo d’attacco al platino. 12 punti, è la coscienza di questa squadra, irrinunciabile.
8 Gabrovsek. Eccolo, il Rambo venuto dalla Slovenia. Intelligente cestisticamente: capisce come far male a Quarrata, sfruttando il mis match contro avversari meno alti e potenti. Un quattro che può scavare la differenza. Chiude a 17 punti, a fari spenti.
6 Klyuchnyk. Ancora lontanissimo dal centro che avevamo ammirato a Roseto. Lento, in difficoltà sul piano atletico. Però ci mette l’anima, e questo ai livornesi piace.
5,5 Bonacini. Il Comandante resta in coperta. Regia confusionaria, con tanti errori, cinque palle perse banali. Capita. La squadra deve aspettarlo perché è fondamentale.
6 Ebeling. L’impressione è che il figlio del grande John debba ancora capire le coordinate di Turchetto. Impalpabile in attacco, solo due punti, ma la solita stoppatona e tanta verticalità.
7,5 Lucarelli. Nei momenti chiave palla lui, Jacopo sa sempre cosa farne. Atleticamente non può reggere 40 minuti, ma quando c’è pesa come un macigno. 10 punti, 3 rimbalzi, tanta esperienza.
7,5 Mennella. La rivelazione di questo inizio stagione. 9 punti in un amen nel primo tempo, con una tripla, penetrazioni, tantissima energia. Poi cala, logicamente, ma che bell’acquisto per la Pielle
6 Kouassi. Passaggio che non lascia tracce.
LA CLASSIFICA
Latina, Faenza, Pielle, Caserta 6; Virtus Roma, Luiss Roma, Ferrara 4, Ravenna, Piombino, Imola, San Severo, Jesi 2, Pesaro, Quarrata, Casoria, Fabriano, Nocera, Chiusi 0











