di Giorgio Billeri
VIRTUS IMOLA: Baldi 19, Melchiorri 9, Mazzoni 8, Giorgi 4, Kucan 6, Tangwe 11, Polini 2, Boev 5, Castellino, Sanviti, Metsla, Errede.
VERODOL PIELLE LIVORNO: Bonacini, Venucci, Mennella 6, Leonzio 19, Alibegovic 13, Gabrovsek 13, Ebeling 6, Lucarelli 4, Klyuchnyk 7, Kouassi 2, Virant.
Imola è famosa per l’autodromo. La Pielle romba sulla dirittura, scarica a terra tutti i suoi cavalli. Poi, improvvisamente, il motore inizia a fumare, si ingrippa, quasi si ferma. E l’utilitaria emiliana pian piano si fa vedere negli specchietti, e addirittura sorpassa la fuoriserie biancazzurra. Ma alla fine il motore più potente la spunta sotto la bandiera a scacchi. Ma che sofferenza, una partita quasi già vinta rimessa in discussione per un blackout clamoroso nel terzo quarto. Ci pensa Leonzio, e chi altrimenti, con due triple, a portare in porto il successo, in una serata dalle mani gelate, con tanti errori. Tutto è bene quel che finisce bene, ma serve un altro cinismo nel momento di chiudere le partite. Intanto arriva la vittoria numero 12, per le analisi ci sarà tempo e modo. Serviva il riscatto dopo la beffa di Roma, ed è arrivato, anche senza Venucci indisponibile.
Eppure era iniziata sul velluto. Otto Punti in un quarto, la produzione offensiva di Imola dei primi 10 minuti strizza l’occhio al minibasket. Merito di una difesa d’acciaio della Pielle, con gli emiliani costretti a forzare improbabili tiri da tre punti (0/9), perché entrare nell’area pitturata è una missione impossibile davanti ai lunghi di Turchetto che chiudono ogni pertugio. In attacco la Pielle fa le cose giuste, non forza, cerca la giocata semplice ed efficace: troppa la differenza di tonnellaggio e di tecnica, basta girare palla velocemente e l’autostrada si spalanca. Fiammata di Leonzio, le solite cose utili di Gabrovsek e la serata ispirata di Alibegovic, che ne mette sette in un amen: il tabellone sentenzia 8-21, con Ebeling che però si becca un tecnico sciocco per proteste e se ne va in panchina con tre falli. Ma poco importa. Imola litiga furiosamente col canestro (0/13 da tre), aprendo praterie per le transizioni della Verodol che impone tutto il peso del suo talento infinitamente maggiore. Una penetrazione di Bonacini fissa il 15-32 al 17’, sensazione di strapotere: solo un paio di palle perse consentono a Imola, che trova due triple estemporanee di Baldi, di andare al riposo con un divario ancora accettabile (28-37), con un parziale favorevole ai padroni di casa di 13-5.
Brutto, bruttissimo il rientro sul parquet della Pielle. Atteggiamento molle, svagato. Imola, modesta quanto si vuole, torna a meno due, incredibilmente, e non crede ai suoi occhi dopo aver visto il baratro. Ci pensa Leonzio con un’azione da tre punti a bloccare l’emorragia dopo una super stoppata di Ebeling. Tripla di Mennella che è ossigeno, ma adesso è una sofferenza perché la luce si è improvvisamente spenta, poche idee e annebbiate. Imola mette addirittura avanti la testa (50-47) con un incredibile parziale di 22-10 nel terzo quarto. Davvero pazzesco. Imola vola a più 5 davanti a una Verodol ben oltre la crisi di nervi. Ebeling, finalmente, si mette in partita e con tre giocate riaggancia Imola sul 58-58. Poi salgono in cattedra loro, Gabro e Leonzio. Lo sloveno con rimbalzi e punti al platino, il numero 10 con due triple che fanno scorrere i titoli di coda. Ma si potrà vincere una volta senza soffrire?
LE PAGELLE
5 Bonacini. La regia è pulita, con sei assist e sei rimbalzi. Ma al tiro ancora non è il vero Comandante.
7 Leonzio, Finalmente senza maschera, il numero 10 cerca di giocare di squadra e per la squadra. Nel finale, poi, si mette in proprio: due triple da fuoriclasse e cala il sipario.
6.5 Ebeling. Avvio incolore, e quel tecnico che lo obbliga alla panchina con tre falli all’inizio del secondo quarto. Poi sale in cattedra: stoppate e rimbalzi e sei punti di fila.
6 Alibegovic. C’è tutto il talento del figlio d’arte nella prima vera fuga della Verodol. Un rebus per la difesa di Imola, specie quando apre il turbo e spacca la difesa in penetrazione. Ma nel momento più delicato fa confusione e si perde. Chiude comunque con 13 punti.i
5 Lucarelli. Stavolta la strada del canestro è larga come la cruna di un ago. Capita: ferri e soltanto ferri. Ma umilmente si mette al servizio della squadra.
5,5 Klyuchnyk. Segnali soprattutto nel primo tempo, poi come sempre limitato dai falli e dalla sua lentezza endemica.
7 Gabrovsek. Lui il suo lo fa sempre, anche se in maniera men scintillante rispetto al solito. Ma nel finale è decisivo.
6,5 Mennella. Tripla e contropiede, da lui arriva la scossa.
6 Kouassi. Un canestro e tanto impegno in pochi minuti.











