di Giorgio Billeri
Come un time out ti cambia la vita. Inizio del terzo quarto, Pielle sotto di 12, in asfissia fisica e tecnica. Turchetto ci parla sopra: così non può andare, mister hyde deve diventare doctor Jekyll. Il giochino riesce: in campo torna la vera Pielle. Ancora acciaccata, corta nelle rotazioni, ma finalmente decisa a difendere, a sporcarsi le mani. Ferrara capisce che la partita è cambiata: da quel momento il Mortirolo diventa autostrada, il parziale è di 37-24, la Verodol sbanca Ferrara e inizia con il sorriso il suo campionato. Anche prendendo 14 rimbalzi in meno (50-36), anche tirando male (22-56), anche perdendo palle banali, ma vince. E’ il cuore? Si, è il cuore, e l’esperienza. E’ la classe di Leonzio e il magistero di Bonacini, sono i rimbalzi di Ebeling e il mestiere di Lucarelli. E’ una vittoria soffertissima ma per questo splendida. Dopo un’estate dui dubbi e patimenti, i 200 arrivati a Ferrara hanno ricominciato a cantare, e se lo meritavano.
Houston, abbiamo un problema. E che problema: i rimbalzi. Nei primi 20 minuti Ferrara, squadra senza tonnellaggio e senza centri dominanti fisicamente, ne prende 34, di cui 17 in attacco, contro i 13 della Pielle. Dato imbarazzante, figlio di un’energia assolutamente diversa: gli estensi si buttano su ogni pallone con la fame atavica della neopromossa, i lunghi livornesi guardano, con sufficienza. E così Ferrara, buona squadra ma non certo i Los Angeles Lakers, nei primi 20 minuti tita 41 volte dal campo contro le 30 della Verodol. Turchetto, per larghi tratti della gara, sceglie il quintetto piccolo con Ebeling cinque e Lucarelli quattro ma la scelta non paga: Sackey e Tio sono fastidiose cavallette che fanno razzia nell’area pitturata. Per fortuna della Pielle la mira estense non è da scuola jugoslava, il canestro si fa piccolo come una moneta da due euro: 13/41 per gli emiliani, 11/30 per la banda di Turchetto che non trova niente da Gabrosek (0/6, con molti tiri aperti), ma si affida all’infinito magistero offensivo di Leonzio, imprendibile e mortifero in sospensione) per andare a bere il the caldo soltanto a meno tre (36-33).
Ma ci vuole altro. Ci vuole attenzione difensiva, ”garra” a rimbalzo. Come non detto: Ferrara imperversa, passeggia con la sigaretta in bocca a vola a più 12 (45-33). Turchetto, con un time out, blocca l’emorragia e la Verodol, con Gabrosek e soprattutto la furia-Leonzio, torna a meno 4 riattaccando il respiratore (47-43): ora la Verodol difende, Kouassi e Lucarelli firmano il pareggio che sembrava, poco prima, fantascienza, parziale di 19-8 per il 53-52 dell’ultima sirena. La Verodol sembra vedere il traguardo: con Lucarelli guadagna il più 5, ma non è finita, una rimessa buttata al vento, un fallo in attacco e Ferrara è ancora a contatto. Il finale è da ricovero in cardiologia: Pielle sempre avanti, poi sorpassata. Bonacini, con tre punti al titanio, scrive il the end. Una vittoria che nasce da un tiomeout.
ADAMANT FERRARA: Santiago 11, Casagrande 5, Dioli 10, Solaroli 3, Bellini 7, Renzi 4, Sackey 9, Pellicano 10, Motta, Tio 8, Marchini.
VERODOL PIELLE LIVORNO. Leonzio 21, Venucci 5, Lucarelli 11, Alibegovic, Gabrovsek 8, Klyuchnyk, Bonacini 8, Mennella 3, Ebeling 6, Kouassi 4, Virant.
LE PAGELLE
8 Leonzio: attaccante nato, puro, istintivo, micidiale. Quando le onde sbatacchiano la navicella biancazzurra, andate da lui: tiri in sospensione, slalom, sottomano. Ferrara non lo prende mai. Fa tutto, manca solo che spenga le luci e chiuda il palasport a chiave. 21 punti, giusto uno Spritz per farsi venire appetito.
7 Ebeling. Il cuore in gola per il ritorno a Ferrara, dove fu grande e dove il padre John ha scritto la storia. Emozionato, contratto, in attacco non brilla, fa confusione, ma quattro stoppate ad altezza siderale e 9 rimbalzi valgono tanto.
7,5 Lucarelli. Killer silenzioso, esperto, sottotraccia, un sicario. Glaciale quando la partita si fa rovente, come un cubetto nel whisky: otto punti in un amen, alla fine sono 11 con 3 rimbalzi.
6,5 Mennella. Il ragazzo è arrivato da poche ore, ma chi se ne accorge. Ha mestiere, fisicità, intelligenza. Una tripla e tante giocate utilissime.
6,5 Venucci. La tripla, uno slalom alla Tomba, regia illuminata.
7 Bonacini. Se il Comandante ritrova la condizione, è un fattore. Mette il sigillo con una penetrazione vincente e un tiro libero.
6,5 Kouassi. Fisicamente dominante, ma è una Ferrari che deve imparare ad andare su strada. Due schiacciate che tuonano nel palasport estense.
6,5 Gabrovsek. Inizia horror con 0/6, poi trova 8 punti in fila e soprtattutto si spende in difesa. Promette bene, il boscaiolo senza paura.
5 Kluychnyk. Il peggiore. Zero punti, errori clamorosi sottocanestro, difesa molle. Indietro di condizione.
Foto:profilofacebookVerodolCBDPielleLivorno