di Daniele Marzi
Tra voci, smentite, conferme, dimissioni e ipotesi, c’è anche il campo. Oggi, alle 17.30 il Livorno di Formisano (ancora per quanto?) sarà in Emilia per la trasferta in casa del Carpi, squadra che occupa zone decisamente più nobili rispetto a quelle in cui si trovano gli amaranto. Una squadra in salute, quella biancorossa, che sulla carta – e sulla base delle prestazioni di questo Livorno – appare un ostacolo insormontabile. Il campo, in quest’ultima settimana, ha però assunto un’importanza marginale rispetto a ciò che sta (o non sta, vedete voi) succedendo.
Il mancato esonero dell’allenatore, non spiegato da una società che continua a tacere, le dimissioni (rientrate? respinte?) di Luca Mazzoni – unico a cercare di dare una chiave di lettura dopo l’ottava sconfitta in dodici giornate di campionato – e le numerose voci, più o meno fondate, che si sono rincorse in settimana, non hanno fatto altro che alimentare il malcontento di una piazza che non merita assolutamente questa situazione. Che, parafrasando Vasco Rossi, un senso non ce l’ha.
La situazione del settore giovanile – le voci, di fatto prima smentite, poi confermate con il comunicato di scuse della società – è solo la punta di un iceberg contro il quale la gloriosa storia amaranto sembra destinata a sfracellarsi da un momento all’altro. Pare evidente, a chi conserva un minimo di oggettività nei giudizi, che così non si possa più andare avanti. Serve una scossa. Non solo tecnica, non solo sul campo. Serve un deciso cambio di rotta nella gestione di una stagione che doveva essere quella del rilancio e del ritorno alla dignità, e che invece si sta trasformando in un calvario per chi ama la maglia amaranto.
Si può ancora rimediare? Sul campo, tecnicamente sì. Se la squadra iniziasse a tirare fuori gli attributi (solo qualche giocatore ha dimostrato di possederli) e l’orgoglio, l’obiettivo di uscire dalla zona playout sarebbe ancora perfettamente alla portata. Magari con un tecnico capace di mettere i giocatori di fronte alla grossa responsabilità che deriva dall’indossare i colori del Livorno, cosa che fino a oggi Formisano non è riuscito a fare. Un tecnico che, comunque, non potrà fare miracoli con il materiale tecnico a disposizione (a gennaio si farà qualcosa?). Questo al netto del fatto che non tutte le responsabilità dell’orribile inizio di stagione del Livorno sono imputabili al giovane ex allenatore di Perugia e Pianese, che parla una volta ogni tanto…
Rimediare al caos totale che regna attorno alla società appare invece oggettivamente più difficile, se non impossibile. Le idee non sono chiare, e non c’è – almeno fino a questo momento – una struttura di lavoro capace di sostenere il peso di un campionato professionistico. Ignorare tutto questo, sperando in un’inversione di rotta sul campo? Impossibile. È il tempo delle risposte, della chiarezza, della serietà. Continuare a far finta di non sentire la voce della piazza sarebbe grave. Questo al di là del risultato del “Cabassi”. Chissà, magari il Livorno a Carpi potrà anche vincere largamente, ma i problemi resterebbero comunque. Non sarà una vittoria o una sconfitta in più a cancellarli. Serve altro, molto altro. E, principalmente, serve rispetto
Foto:archivio










