Comunicato stampa a firma direttivo BL
“Dismettere il patrimonio pubblico, o potenziale tale, è divenuta per il nostro comune una sorta di “best practice”, vale a dire il modo migliore per riqualificare la città.La distruzione di molte edicole, in molti casi elemento storico del paesaggio urbano, ha destato in noi notevoli perplessità. Per capire come l’amministrazione sia arrivata a concludere che demolire è più remunerativo che riutilizzare occorre prima di tutto partire dal valore commerciale del bene, cioè da quanto quel bene vale.
A suo tempo, è necessario ricordarlo, le edicole costarono non pochi sacrifici ai gestori, poiché era proprio l’ufficio per il commercio a richiedere che fossero realizzate secondo una tipologia molto costosa, e questo in nome del decoro urbano.Occorre quindi andare a vedere le carte e le decisioni interne che hanno portato a un intervento così drastico – le si demolisce e via – e questo nonostante ultimamente in consiglio comunale si fosse deciso di valutare progetti di riqualificazione.È stato il Comune a pagare la distruzione e lo smaltimento delle edicole e il ripristino dell’area ad esse relativa? E, se sì, a quale titolo? O forse tale costo è spettato al privato, che ne era proprietario? E ancora, si poteva cedere l’edicola al comune per un suo riutilizzo?Questi sono i primi, importanti punti che il Comune deve chiarire, e al più presto.Il pagamento del suolo pubblico da parte dei gestori dei chioschi dovrebbe essere affrontato con l’obiettivo, da parte del Comune, di acquisirli al patrimonio per poi trasformarli, come avviene in altre città; gli esempi non mancano.
C’è sempre più fame di punti di riferimento e aggregazione, di luoghi per socialità e cultura collettive, di sedi per associazioni in cui fare attività di quartiere, di strutture agili in cui dare vita a mercatini (Livorno è stata a lungo un paradiso per chi ama i libri usati), mostre, turismo, tutte cose per le quali si potrebbero usare le edicole ormai chiuse attrezzandole con minime modifiche.
Sinceramente la scelta di distruggerle sa tanto di “buttare via” pezzi di città, luoghi, ricordi e valori; averlo fatto senza nemmeno discuterne, senza condividerlo a livello di indirizzo di riqualificazione, senza nemmeno avvertire e quindi senza analizzare in consiglio comunale le motivazioni e le potenziali alternative è ingiustificabile, tanto più in assenza di spiegazioni. Sarebbe stato possibile, se non altro, affrontare le modalità di gestione dell’operazione, ragionare insieme ad associazioni e scuole sulle idee per la loro riqualificazione, visto che i soldi sembrano esserci.
Sarebbe stato possibile, insomma, ascoltare ed eventualmente raccogliere ogni possibile contributo, sia come progetto che come utilizzo del denaro speso.Qualsiasi scelta – riuso o no – dovrebbe derivare, in questo caso e sempre, da una progettualità, possibilmente partecipata.Ma chi ci governa sembra ancora una volta non conoscere il significato di alcuni passi che a noi stanno invece molto a cuore: partecipare, ascoltare, condividere, scegliere, valorizzare i beni comuni. Tutte cose di cui Livorno, non certo da oggi, ha un immenso bisogno”