di Giorgio Billeri
TOSCANA LEGNO PIELLE: Venucci 15, Del Testa 9, Cepic 8, Campori 1, Klyutchnyk 2, Bonacini 4, Leonzio 20, Vedovato 2, Hazners 9, Donzelli 7.
PAPERDI’ CASERTA: Kumer, Azzaro 4, Giorgi, Romano 4, Laganà 15, D’Argenzio, Zampella, Diouf 8, Pisapia 2, Mastroianni 2, Heinonen 11, Ricci 14.
Dottore, l’ammalata Pielle come sta? Un po’ meglio: tossisce ancora, perde qualche palla di troppo, l’attacco non è ancora oliato alla perfezione, ma il colorito sta tornando, con la solidità difensiva. L’attacco fa vendere i biglietti, la difesa fa vincere, dicevano i saggi. E dopo tre passi falsi, ecco la strada della redenzione, del successo. Certo, avere in casa un’infermiera pietosa come Caserta ha giovato, eccome, alla degente Toscana Legno: i campani hanno portato una tisana e la borsa dell’acqua calda, sotto forma di percentuali da oratorio e attacchi scriteriati. Tre punti realizzati in un quarto, al Palamacchia, forse non si sono mai visti. Merito della difesa di Campanella, finalmente registrata, dura, presente a se stessa, ma nel primo tempo la Paperdì di coach Cagnazzo ha tirato 7/31 dal campo, con l’orrore di 2/17 da dietro l’arco, alla fine sarà 9/32: e dire che era la squadra di Oscar Schmidt, un’era geologica fa. E come ciliegina sulla torta 17 palle perse. Naismith, inventore della pallacanestro, si sarà rivoltato nell’aldilà. Davanti a uno scempio offensivo del genere, dove solo il beccatissimo ex Libertas Amos Ricci ha dato segnali di vita e dove Laganà si è svegliato solo a buoi scappati dalla stalla, la Toscana Legno ha potuto gestire i ritmi a suo piacimento, spinta dalle fiammate di Leonzio, dalla triple del redivivo Del Testa e si super Venucci, dalla regia di Bonacini. Klyutchnyk, difficilissimo da pronunciare come un codice fiscale, attesissimo all’esordio si è scontrato subito con la pressione e il rischio di strafare: ma il suo spessore non è in discussione, facciamolo lavorare. Dopo un primo quarto di reciproci omaggi (19-14), Campanella ha stretto i bulloni della sua difesa e la Paperdì, in onore allo sponsor, si è accartocciata. Tre punti in un quarto e Pielle che approda nel mare della tranquillità all’intervallo lungo (32-17).
I nipotini di Oscar capiscono di aver toccato il fondo. E qualcosina in più fanno, con l’improvvisa ispirazione del finnico Heinonen, che ne mette otto in un amen. Sul 37-30 l’ammalata riprende a tossire e qualche ombra si allunga sul Macchia. Nuvole passeggere: il crepitare di triple di Hazners, Donzelli e soprattutto Venucci avvolge come una coperta calda i duemilacinquecento: 56-31, game, set and match avrebbe sentenziato il compianto Rino Tommasi. E’ felice accademia, adesso, in mezzo alla ritrovata felicità del popolo piellino: boato, squassante, quando Klyutchnyk sigilla i primi due punti della sua avventura livornese con una roboante schiacciata. Ci voleva, come una potente aspirina: l’ammalata può uscire di casa, adesso, basta coprirsi bene. E tornare a guardare in alto.
Foto: Simona Marzi