Il grande, generoso cuore di Paolo Nassi si è fermato all’alba di questo 3 dicembre dopo 88 anni vissuti nell’amore: per la famiglia, i figli e i nipoti. E tra i figli – di sicuro – annoverano anche il Livorno Calcio che ha seguito sempre. Prima come semplice tifoso del Club Magnozzi, poi come dirigente. Nassi lo è stato per quasi 30 anni: fu il periodo d’oro della società che partì dall’Eccellenza per approdare in serie A e in Europa. Il ruolo di Paolo – nell’organigramma amaranto era quello di ‘addetto all’economato’. Questa la sua mansione ufficiale che però non gli rendeva giustizia perché Paolo era e faceva molto di più. Lui però non se ne crucciava. Era il ‘factotum’. E la sua – dopo che era andato in pensione dall’Enel – era un’opera a titolo volontario. Perché l’amore non ha bisogno di una contropartita economica. L’amore lo si dimostra, lo si dà e basta. E Paolo era un condensato di amore. Per la città, per la maglia, per quanti oggi lo stanno piangendo. Dai tifosi alle centinaia di giocatori che oggi stanno inondando i social di lacrime amaranto. Paolo facevsa tutto. C’èra da andare a prendere un giocatore all’aeroposto di Fiuimicino? Ci andava Paolo. C’era da andare a Castel di Sangro per andare a prendere i biglietti per i play off (era il 1995 e la vendita on line dei ticket era fatascienza)…ci andava Paolo. Lui era il Livorno. Ma soprattuto era una persona perbene e di persone così ce ne sono poche in produzione. Aveva sempre una parola dolce per tutti, Che il suo interlocutore fosse un giocatore o un giovane giornalista, non faceva differenza. Ironico, simpatico, lui così profondamente livornese, aveva un pregio molto poco livornese: parlava a voce bassa. Perché quasi sei un uomo esemplare, hai un’etica unica, non hai bisogno di alzare il tono per farti capire e di conseguenza farti amare.
Paolo era malato da tempo, ma le sue condizioni si sono aggravate solo nelle ultime oltre. Ha resistito come resiste il suo Livorno, adesso relegato nelle categorie inferiori, ma mai domo. Nelle ultime settimane due dei suoi ‘bimbi’ erano andati a trovarlo a casa. Capitan Andrea Luci e Luca Mazzoni andarono ad abbracciarlo. Paolo si commosse.
Paolo Nassi è spirato nella propria casa di Via Accademia Labronica. Nella tarda mattinata di oggi la salma sarà traslata nelle sale del commiato del Cimitero della Misericordia. A poche centinaia di metri dalla sua seconda casa: lo stadio. Oggi il Livorno gioca in casa e forse non è un caso che Paolo se ne sia andato di domenica. E oggi l’aria pregna di salmastro amaranto, benedirà il suo viaggio. Domani alle 15,30 sarà celebrato il funerale.
Il ricordo
Conobbi Paolo Nassi nel Giugno del 1992. In treno. Insieme ad altri giornalisti (veri, io avevo 22 anni ed ero un semplice apprendista) ci stavamo recando a Roma per assistere alle finali del Trofeo ‘Acqua Vera’ a cui partecipava il Livorno del presidente Caresana. Andammo a giocare in un triste campo a Centocelle. E perdemmo, ma quello fu un dettaglio. Paolo era in veste di semplice tifoso. Credo che fosse in pensione da poco o fosse in procinto di godersi ‘il meritato riposo’ come si dice in quelle circostanze. Ricordo di lui i mille aneddoti raccontati, la voce calda e gli occhi buoni che sorridevano prima della bocca. Con il tempo l’ho conosciuto e apprezzato come dirigente del Livorno: la sua opera è stata preziosa, guidata da quell’infinito amore provava per la maglia amaranto. E quell’amore è stato ricambiato da tutti: giocatori (ai quali non faceva mai mancare una parole di conforto nei momenti difficili), staff tecnico e staff medico. La sua dedizione è stata apprezzata da tutti, per paradosso, forse leggermente meno dalla proprietà per la quale lavorava. Ma non era un problema. Paolo era amato dalla sua gente. E tanto bastava.
Il 5 dicembre del 1999, dopo un pareggio sul campo nel Como, in C1, Paolo mi imbarco sulla sua auto – mi pare una Fiat bianca – e mi riportò a Livorno. Mammamia quanto correva! Ricordo le curve della Cisa prese con estrema precisione. Tra gli immancabili aneddoti, le risate e quel fare affettuoso che poteva avere uno zio nei confronti del nipote. Fu una domenica sera divertente passata insieme a un Uomo, con la U grande.
Chiusa l’esperienza da dirigente, Paolo Nassi è tornato a fare il tifoso: abbonemanto e via, sugli spalti. A patire, perché negli ultimi anni il Livorno è stato oltraggiato, prima dei tentativi di rinascita.
Oggi gioca c’è Livorno – Figline. Gli amaranto hanno il dovere morale di vincere. Non tanto per la classifica, quanto per onorare Paolo che non è stato semplicemennte uno di noi, perché siamo noi che vorremmo essere come lui.
Nei giorni scorsi Alessandro Bernini, sulle colonne del Tirreno ha scritto: ‘Non esiste il Livorno senza Paolo Nassi’. E’ così. Da domani è tutto più difficile, ma la maglia amaranto tornerà là dove le compete. Per la città e soprattutto per Paolo Nassi, uomo esemplare.
