Riceviamo e pubblichiamo il comunicato ricevuto da Confcommercio
TURISMO, COMMERCIO AL DETTAGLIO E INDOTTO HANNO AZZERATO IL VOLUME D’AFFARI
Mentre gli imprenditori Confcommercio danno voce al forte disagio degli autonomi “dimenticati” dal Governo per le riaperture del 4 maggio, il direttore Pieragnoli fa il punto sul disastro economico in corso sul territorio e, insieme alla presidente e a tutte le delegazioni della provincia, afferma: “Serve la sicurezza di una ripartenza in sicurezza”.
“E io perché no? E io quando? E io come?” queste le domande che gli imprenditori Confcommercio espongono nelle vetrine, alle finestre di studi, agenzie e autonomi, sui furgoni del commercio ambulante, negli stabilimenti balneari e nelle strutture ricettive, alle porte dei pubblici esercizi (Foto su Facebook Confcommercio.Livorno)
L’appuntamento era per le 10:30 del 4 maggio, una data concordata con tutti i livelli Confcommercio, dal nazionale alle delegazioni periferiche. “Abbiamo riaperto simbolicamente le saracinesche, accese le luci, per farci vedere ed ascoltare. Il settore turistico ricettivo, inoltre, si è incontrato davanti al Gran Duca alle 15:00, per consegnare a Comune di Livorno e prefetto il documento che evidenzia i rischi dell’inasprimento della crisi nei prossimi mesi.
Federico Pieragnoli, direttore provinciale Confcommercio, parla della particolare situazione del territorio costiero, stretto tra speranza di immediata ripresa e totale sfiducia nel futuro.
“Conosciamo i rischi del riacutirsi della crisi sanitaria. Per questo gli imprenditori si sono preparati ad osservare le regole più severe per la sanificazione e il distanziamento. Ma se non si riapre subito perderemo non solo l’intera stagione estiva, bensì buona parte di una generazione di imprenditori. Uno dei settori trainanti dell’economia territoriale, il turismo, sta vivendo una crisi inaudita e senza nessuna prospettiva nel breve periodo. In provincia di Livorno abbiamo quasi 33.000 imprese registrate alla CCIAA, di cui 11.000 imprese del commercio, della ristorazione, della ricezione turistica, dei servizi alle imprese e dei servizi alla persona che state soggette a sospensione. A queste appartengono 1400 tra agenzie di viaggio e di noleggio, più 3850 servizi di alloggio e ristorazione, 9200 attività di commercio e somministrazione, 550 tra attività artistiche e palestre, 1.655 agenzie immobiliari, per non parlare del variegato mondo delle professioni, dagli studi professionali ai professionisti del turismo.
Il commercio al dettaglio non alimentare (per esempio i negozi di abbigliamento, calzature e accessori), già violentemente provati dall’online, hanno visto cancellati i ricavi nei mesi di marzo e aprile. Le micro imprese di parrucchieri, estetisti, toelettatori, tatuatori, insieme alle aziende più strutturate della cura alla persona, chiedono a gran voce di poter ripartire in sicurezza, altrimenti anche la loro stagione volgerà al termine senza nemmeno rientrare nelle spese.
È crollata la capacità delle imprese nel far fronte al fabbisogno finanziario e nei prossimi mesi la situazione rischia di precipitare, anche a causa dell’eccessivo livello di burocrazia che continua a caratterizzare le procedure. Imprese e professionisti si rivolgono alle banche per emergenze di liquidità, ma la stragrande maggioranza resta in attesa di un riscontro”.
La presidente provinciale Francesca Marcucci avverte sui risvolti immediati della crisi economica di commercio, turismo e servizi: “Nonostante le misure tampone della cassa integrazione in deroga, una crisi occupazionale senza precedenti è dietro l’angolo: tutti i lavoratori stagionali di bar e ristoranti, degli hotel della costa e della campagna, i bagnini degli stabilimenti, le partite iva senza paracadute previdenziale diventeranno un problema sociale che, nonostante la buona volontà, le amministrazioni non riusciranno a mitigare. Una valanga sull’economia locale con effetti a cascata anche sui consumi del 2021”.
Il sentiment del terziario della Toscana circa l’andamento della propria attività si è quasi azzerato: l’indicatore congiunturale subisce un tracollo di 30 punti. Solo la distribuzione al dettaglio alimentare regge (Format Research per Confcommercio). La crisi economica è destinata a proiettarsi nel medio-lungo periodo: il 29% delle imprese del terziario identifica i primi mesi del 2020 come quelli più difficili per l’andamento della propria attività, ma il 35% è ancor più preoccupato in vista dei mesi di maggio e giugno.
Il lockdown, e soprattutto la mancata riapertura a maggio, oltre a deludere gli imprenditori, avrà un impatto ampio sulla collettività oltre che sulle aziende stesse. L’emergenza incide infatti in modo marcato sulla capacità di rispettare le scadenze degli oneri contributivi oltre che gli altri impegni già presi (tratte in banca, affitto locali, bollette). Inoltre, tra gli intervistati da Format Research, il 50% degli imprenditori che pensavano di fare investimenti, rinunceranno a causa della crisi economico-sanitaria.
Nel ribadire le dichiarazioni del presidente Francesca Marcucci, il presidente dei ristoratori Giovanni Neri ha sottolineato all’assessore Garufo la grave sofferenza della categoria. “Livorno per fortuna è al 72 posto nella classifica nazionale per contagio. Con gli adeguati accorgimentoi di sicurezza possiamo puntare ad una apertura al 18 maggio e non al 1° giugno come è stato detto fino ad ora. Il rischio è che il 25-30 per cento dei ristoranti non riapra mai più. Da Roma sono arrivate solo parole e nessuno dei nostri dipendenti ha visto una lira della cassa integrazione e molti titolari non hanno avuto nemmeno i 600 euro di una tantum promessa. Chiediamo quindi al Comune di fare la sua parte e di cancellare, non sospendere, le tasse locali con un anno bianco di imposte, perché non sarà possibile pagare a settembre quello che non si è incassato in questi mesi. Il Comune deve poi garantire – ha concluso Neri – una revisione del calcolo della Tari effettuato non più sui metri quadri ma sul fatturato e vorremmo che in questa situazione l’amministrazione comunale ci possa garantire i presidi sanitari (gel, guanti, mascherine, termometri) in mondo da non gravare gli imprenditori di un ulteriore costo”.
Foto: confcommercio.li.it