“E se io positiva, senza filtro del tampone, né un provvedimento di quarantena, esco di casa dopo aver già messo a rischio i miei familiari?”
La denuncia di A.F, che per motivi di privacy non ha voluto firmarsi con il nome completo, sulla sua attuale situazione di incertezza sull’essere positiva al Covid-19. Un limbo doloroso, che mette a rischio sia i suoi cari che i cittadini livornesi.
Pubblichiamo interamente la lettera, nella speranza che questo grido di aiuto arrivi a chi di competenza.
La denuncia: positiva al Covid-19 con grande probabilità, nessuno è venuto a controllarmi
“Positiva al Covid 19 con grande probabilità ma nessuno che venga a controllarmi, niente tampone e nemmeno una visita medica. Il 118 rimanda all’Asl, la quale dice che per l’avvio della procedura tampone occorre l’asse medico di famiglia-118. E se io positiva, senza filtro del tampone, né un provvedimento di quarantena, esco di casa dopo aver già messo a rischio i miei familiari, vado a fare la spesa e infetto altre persone, le quali a loro volta possono infettarne tante altre?
Spiegando più nei dettagli il mio caso, io ho avuto per circa una settimana febbre con 38 di media e con picchi a 39 che si abbassavano con Tachipirina ma poi risalivano. Martedì 10, verso mezzanotte, la prima chiamata al 118 che mi rimanda alla guardia medica che prescrive Tachipirina. Tachipirina anche per il medico curante che col passare dei giorni comincia a sospettare il coronavirus. Telefonate al medico di famiglia, poi un’altra al 118 che mi dice di tenermi in contatto col medico curante e cerca di tranquillizzarmi con un “lo sa signora che in giro c’è tanta influenza…”.
Batti e mena, il medico invia tramite e mail la segnalazione a chi di dovere di un caso sospetto di Covid 19 chiedendo quindi l’attivazione del protocollo previsto. Non ottenendo risposte, lascio anche messaggi alla segreteria telefonica del responsabile Asl. Il quale mi chiama, mi pare venerdì, si informa e mi dice che mi avrebbe richiamato. Fino a ieri sera martedì 14 marzo nessuna chiamata. E io, con i miei familiari, sono in stand by con i miei tormenti e le mie ansie.
Io credo che il mio caso (ed è per questo che lo voglio pubblicizzare, non solo per uno sfogo), come probabilmente tanti altri analoghi, rappresenti una falla nella rete di sicurezza predisposta per limitare il contagio del Covid 19. Si raccomanda di stare in casa, di evitare assembramenti ecc… Di tamponi si parla troppo poco. Non si va a casa a fare tamponi, così un probabile positivo, non avendo vincoli di quarantena, può andare a fare la spesa infettando altre persone e così via in un crescendo esponenziale. Ce ne rendiamo conto o no?”
Foto di Polina Tankilevitch da Pexels