Babylon: il circo di Damien Chazelle, non vuole essere un’affermazione in cui il circo è usato come un termine dispregiativo. E vi assicuro che va persino oltre al fatto che l’ouverture del film sia segnata dall’arrivo di un elefante.
Vi ricordate quando da piccoli eravamo pervasi dall’emozione all’idea di andare al circo? Bene diciamo che questo film regala quella stessa sensazione di non volersi più lavare gli occhi il giorno dopo, con quelle aspettative pompate al massimo prima di entrare in sala. Forse inizialmente ero un po’ scettica sulla durata di 3h09′, temendo di annoiarmi come (molti di voi mi odieranno) in The Wolf of Wall Street, eppure Damien è riuscito a tenerci incollati alla poltrona senza troppa fatica, se non negli ultimi 40 minuti dove ammetto di aver guardato l’orologio.
Rileggo i primi appunti che ho preso guardando il film e leggo distintamente Baz Luhrmann, Martin Scorsese, Gaspar Noé. Influenze esterne nei primi 30 minuti di spettacolo che passano da un Climax del 2018 attraverso la spettacolarità del Gatsby di Di Caprio, arrivando ad alcune immagini speculari di The Wold of Wall Street appunto.
Il titolo di testa arriva dopo 40 minuti in cui sembra essere successo già tutto, anche se la trama deve ancora sbrogliarsi. Sono i piani sequenza a farla da padrone, soprattutto nelle scene collettive in cui il comparto tecnico e casting devono aver perso ore di sonno per restare al passo con il dinamismo registico di Chazelle, dettato a ritmo sincopato dalla musica che il regista dopo l’esperienza di Whiplash e La la land sa ben rendere.
Una regia senza scrupoli e senza ostacoli che ti catapulta direttamente nell’ambientazione degli anni ’20, ogni tanto distratta a causa del trucco troppo marcato e degli abiti del nuovo millennio che hanno scelto per caratterizzare Nellie LaRoy (Margot Robbie), molto più in linea con quegli anni durante le premiere del film che sul set.
Il film non ha un vero protagonista, ma storie che si intrecciano in una Hollywood fatta di feste orgiastiche, fuochi d’artificio e lotte con i serpenti, all’interno del passaggio dal cinema muto al sonoro con tutte le difficoltà che questo cambiamento ha comportato all’interno degli studios di Los Angeles.
Si passa dal messicano Manuel Torres (Diego Calva Hernández) che lavora come tuttofare al servizio delle major cinematografiche, alla vispa e ambiziosa tossicodipendente Nellie LaRoy che ha il sogno di diventare una stella del cinema, fino al divo Jack Conrad (Brad Pitt) dedito all’alcol e alle donne, che vanta più di 80 film muti all’attivo. Oltre naturalmente a quel coro di personaggi che si muovono loro intorno, passando dalla presenza riconoscibile seppur marginale di Flee dei Red Hot Chili Peppers, alle borse sotto gli occhi di un Tobey Maguire strafatto che ci riporta all’autostoppista di Paura e Delirio a Las Vegas (Terry Gilliam) del 1998.
Sfrenato, grottesco e debordante, Babylon studia come il cinema si sia traformato in un’industria e di come i cambiamenti di quell’industria abbiano avuto ripercussioni su tutti i suoi protagonisti e più in generale sulla società che gravitava intorno a quel mondo. Era il 1959 quando uscì “Hollywood Babilonia”, il libro del regista Kenneth Anger incentrato sugli scandali e il lato più oscuro e inquietante di quella fabbrica di sogni che risponde al nome di Hollywood.
La stessa Babilonia di gesso che Griffith fece costruire nel 1915 per accogliervi centinaia di comparse, e che poco tempo dopo divenne un cimitero di erbacce. Da quella definizione e da queste premesse si muove un film incentrato su sesso, droga, e feste sfrenate, ma anche su un profondo senso di malinconia per un mondo (quello relativo al cinema muto) crollato improvvisamente.
Il nuovo film di Chazelle fa una somma dei temi che più gli stanno a cuore dalla musica all’ossessione stessa per il cinema: rumoroso certo, seppur contrapposto a dei lunghi boati di silenzio che emergono proprio grazie all’antitesi con la frenesia
Sono molti i film usciti di recente che ragionano sul potere della settima arte. Anche se credevo dovessi essere arrivato in fondo alla tua carriera come Spielberg prima di affrontare certi temi e certe riflessioni, mi sono effettivamente molto divertita oltre ad aver nuovamente confermato la certezza che il cinema, i suoi personaggi e le sue storie sono destinate a durare per sempre.
Mi restano sempre a mente le parole di Robbie Coltrane poco prima di morire:
Sono contento e orgoglioso perché ho fatto parte di qualcosa di irripetibile. Penso che la generazione dei miei figli farà vedere i film di Harry Potter ai loro figli. Quindi, è probabile, che li vedranno ancora tra 50 anni. Peccato che io non ci sarò, ma Hagrid sì.
Babylon: il circo di Damien Chazelle
20 Gennaio 17.00 o 20.30
21 Gennaio 17.30 o 21.00
22 Gennaio 20.00
24 Gennaio V.O. 17.00 o 20.30
boxoffice: 342 5431247
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