Comunicato stampa a firma Stefano Romboli direttivo di Livorno Civica
“Il tema delle “baby gang” è complesso ed è tale da quando, soprattutto nelle città, si sono venuti a creare situazioni di disagio sociale che hanno colpito i più giovani. Recentemente, i casi appaiono in crescita nel centro nord Italia. Come per altri contesti, la cosa più sbagliata da fare di fronte ad episodi come quelli recenti di Livorno, è dare risposte di pancia invece che di testa, col rischio di colpevolizzare un’intera fascia d’età.
Al momento, i dati di Livorno non sembrano dimostrare un aumento sensibile dei casi di reati associati alle baby gang. Quelli registrati – e ampiamente rappresentati dai media – sembrano ridursi a casi isolati, in zone diverse della città e non sempre riconducibili alle baby gang. Tuttavia, sarebbe sbagliato sottovalutare queste situazioni, soprattutto se si verificano in zone della città soggette negli ultimi decenni a trasformazioni demografiche e urbanistiche e che più di altre vedono una compresenza interetnica.
La risposta che serve non è quella del “decreto Caivano”, con la “tolleranza zero” e l’inasprimento ed estensione delle pene per i minori di 18 anni. Il populismo penalerisponde solo a logiche di pancia e non di testa. Solo per alcuni reati l’intervento punitivo può funzionare. In tutti gli altri, solo l’analisi caso per caso e l’intervento rieducativo sono la via maestra da percorrere. Nonostante la gravità di alcuni crimini, l’inasprimento delle pene può aggravare e non sanare la devianza.
Quello che fa la differenza è la qualità delle relazioni (fondamentale la figura degli “adulti significativi” come ci ricorda il prof. Lamberto Giannini) e i riferimenti positivi di cui i vari soggetti educativi (famiglie, scuola, associazioni ecc.) si fanno o dovrebbero farsi portatori.
È fondamentale partire dai comportamenti a rischio agendo con la prevenzione. Questa si compone di un insieme di interventi che devono agire in sinergia e non in alternativa tra di loro: l’educazione attraverso la scuola, le attività extrascolastiche accessibili a tutti (musica, sport, teatro ecc.), il sostegno psicologico alle famiglie economicamente svantaggiate, la replica di modelli “virtuosi” basati sul valore dello studio e della partecipazione. Serve offrire alternative valide e realistiche per sottrarre certi giovani al “fascino corrotto” della criminalità. Fondamentale è prevenire il disagio psicologico con centri di aggregazione e con centri di ascolto e di orientamentogratuiti diffusi organizzati anche grazie al terzo settore. Punto di partenza dovranno essere proprio quelle zone che più sono cambiate nel corso del tempo e dove vivono i “nuovi” abitanti.
Sarà altrettanto importante prevedere percorsi in parte innovativi che concedano ai più giovani, responsabilizzandoli, spazi e luoghi di “autogestione” dove praticare forme di protagonismo, di socializzazione e di aggregazione. Inoltre, informarli sugli strumenti di cittadinanza attiva presenti a Livorno: l’amministrazione condivisa dei beni comuni urbani, i consigli di zona, il consiglio comunale dei ragazzi.
A Livorno queste azioni devono corrispondere ad alcuni bisogni e criticità relative alla popolazione giovanile emerse anche dai recenti studi come quello Espad 2019 (Indagine sugli stili di vita dei giovani livornesi) del CNR e il Piano Integrato Sociale 2020-2022 della Zona Livornese. Pensiamo alla maggiore prevalenza, rispetto al quadro toscano e italiano, nel consumo di sostanze psicoattive illegali e nel gioco d’azzardo, alla bassa partecipazione civica, al disagio e alla dispersione scolastica. Da non trascurare anche l’instabilità e precarietà familiare che nella zona livornese mostra valori molto alti e in crescita, cosa che può contribuire pesantemente alla fragilità dei figli.
Il quadro complessivo suggerisce quindi la necessità di pianificare e investire anche nella formazione degli “adulti significativi”: genitori, insegnanti, allenatori ecc. in grado di fondere diversi orizzonti, accettando di condividere la debolezza tipica di questa contemporaneità aprendosi all’ascolto affettivo del più giovane senza giudicarlo”