di Giorgio Billeri
Giocare contro la Pielle è come trovarsi davanti un cubo di Rubik. Pensi di averlo sconfitto, di aver completato una facciata con tasselli dello stesso colore, ma poi spunta, maligno, il tassello diverso che ti obbliga a ricominciare da capo. Chiusi, che nel nome ha San Giobbe, di pazienza ne ha avuta poca, pochissima. Dopo un inizio choc, dove la Pielle giocava sempre palla sotto trovando canestri facili con Vedovato e Donzelli, ha deciso di collassare la propria difesa nell’area pitturata. Magari, così, il cubo di Rubik lo risolvo. Come non detto: la Pielle, da interna, è, diventata perimetrale. Ha riaperto il gioco con lo schema più vecchio del mondo, palla in post basso e scarico. E sul perimetro è stata una sorta di esecuzione: Del Testa ha vissuto una serata da Larry Bird, poi Bonacini, Leonzio, Campori: una raffica. E all’intervallo lungo, 46-29, discorsi Chiusi. Chiusissimi. La ripresa è stato un lunghissimo garbage time, con la Pielle che non ha mollato un centimetro in difesa e gli aretini, che non sono proprio gli ultimi arrivati con Raffaelli, Sacchettini, Rasio eccetera, a sbattere la testa come una farfalla sul lampadario. Tiri forzati, figli della disperazione mentre i livornesi pasteggiavano in contropiede: finale trionfale, 87-67, con la perfetta osmosi tra i tifosi, ebbri di gioia, e la squadra che finalmente ha trovato l’atteso basket-champagne: tre su tre, primato un classifica, un’altra notte dolce per chi ha la Triglia nel cuore. Le cifre, nel basket, sono esercizio statistico per iniziati, ma a volte spiegano più di mille parole. 31/53 al tiro con 10 triple, 34 rimbalzi a 27, 16 assists, gli avversari confinati a un 3/21 dalla lunga distanza che grida vendetta. Quattro in doppia cifra, Paesano e Del Testa la classe operaia che va in paradiso, Campori frizzantino, Donzelli un quattro immarcabile anche per i cinque. Insomma che sera, stasera: segnali di vera Pielle.
Foto: Simona Marzi