Appena trascorse le festività natalizie, in un momento in cui le fasce vulnerabili della popolazione,
anziani in primis, risultano essere più facilmente aggredibili, facendo leva sempre sui sentimenti e
le relazioni affettive familiari a loro più care, tornano in auge condotte criminose perpetrate da
persone senza scrupoli, che impongono all’Arma dei Carabinieri di Livorno di richiamare
l’attenzione della cittadinanza sulle necessarie contromisure tese a prevenire gli odiosi raggiri
predatori.
Proprio negli ultimi giorni, la città di Livorno è stata oggetto nuovamente di alcuni episodi di truffe
rivolte a persone anziane, in particolare a coniugi, perpetrate per lo più con il seguente “modus
operandi”:
*la persona anziana (uno dei coniugi) riceve una telefonata da un uomo che si qualifica come
<<carabiniere>> e la invita a recarsi presso il comando stazione dell’Arma del territorio per la
notifica di un verbale al codice della strada; il <<sedicente carabiniere>> continua a chiamare
ripetute volte al telefono l’anziano durante tutto il suo percorso, per accertarsi che lo stesso si stia
effettivamente recando al comando dell’Arma.
Avuta certezza che la prima vittima (il marito) sia giunta al comando, lo stesso o un altro
<<sedicente militare>> complice del primo, chiama al telefono l’altro coniuge (la moglie) che si
trova in casa da solo e gli riferisce che il marito, testé recatosi dai carabinieri, si trova in stato di
fermo e che, pertanto, di lì a breve si sarebbe presentato a casa un altro carabiniere al quale
avrebbe dovuto consegnare una somma di denaro a titolo di cauzione per ottenere la liberazione
del marito.
Talché, pochi istanti dopo, si presenta effettivamente, presso l’abitazione delle due vittime, una
persona in abiti civili <<il sedicente carabiniere>>, il quale chiede alla vittima di consegnare al
più presto del denaro e propri monili preziosi/gioielli, come preannunciato al telefono.
Un’altra strategia simile, che a volte è stata messa in atto, avviene sempre avvalendosi della falsa
copertura di una figura istituzionale rassicurante per trarre in inganno l’anziana vittima, ed è quella
in cui:
la persona anziana riceve una telefonata da un uomo che si qualifica come <<carabiniere>> e la
mette al corrente che un suo congiunto (il figlio o il nipote) avrebbe causato un incidente stradale
nel quale sarebbero rimaste gravemente ferite delle persone.
Il truffatore, in questo caso sedicente carabiniere, per risarcire il danno e coprire le spese legali
derivanti dall’incidente, chiede alla vittima di consegnare al più presto del denaro e propri monili
preziosi/gioielli nelle mani o di un altro sedicente carabiniere oppure di un sedicente
professionista (avvocato difensore), complice, che di lì a breve raggiunge la vittima e si fa
trovare sotto la sua casa.
Al riguardo, consta richiamare anche una ulteriore tipologia di truffa, già in precedenza messa in
atto:
*Il truffatore, che si presenta come un appartenente alle Forze dell’ordine, direttamente presso
l’abitazione della vittima, per accedere all’interno della casa adotta il pretesto banale <<di dover
eseguire dei controlli di sicurezza>>.
Rileva evidenziare, infine, che in passato si sono verificati episodi di truffe ad anziani anche con la
<<tecnica c.d. della cauzione>> nonché <<della perdita di gas>> e sono diverse le strategie adottate
dai malviventi per carpire la fiducia delle loro vittime indifese.
I truffatori di solito fanno leva sui sentimenti più profondi e viscerali, come l’amore di una madre
per i propri figli, ma anche sulla fragilità fisica e non solo di chi, come gli anziani, si sente ormai
relegato ai margini e che fa fatica a tenere il passo con un mondo che corre troppo veloce.
Purtroppo è inevitabile che vi sia chi, di tutto questo, tenti di approfittare, escogitando le strategie
più varie per scalfire la naturale diffidenza delle proprie vittime.
Nell’occasione, è fondamentale ribadire che i Carabinieri non prendono mai contatto diretto
con le persone per chiedere direttamente o indirettamente soldi o beni preziosi.
A tal riguardo, l’Arma intende rivolgere una raccomandazione, improntata a prestare sempre la
massima attenzione, diretta non solo alla fascia di popolazione più anziana, bensì soprattutto ai
familiari, parenti e a tutti coloro che frequentano, assistono e stanno vicino alle persone
anziane, affinché non perdano occasione nel sensibilizzare i propri cari, potenziali vittime,
guidandoli e informandoli sulla condotta da tenere nel caso in cui dovessero ricevere richieste di
denaro o di preziosi da parte di falsi carabinieri o appartenenti alle forze dell’ordine.
In particolare, la cosa giusta da fare in tali casi è quella di telefonare subito ai Carabinieri
chiamando il 112 NUE o la Stazione Carabinieri più vicina, i cui recapiti sono reperibili in rete
anche sul sito www.carabinieri.it, nella sezione “IN VOSTRO AIUTO > CONSIGLI”.
A questo riguardo, accattivante ed intuitiva la versione video “I consigli di Fedele” visionabile
sempre nella sezione “CONSIGLI” del sito web della Benemerita e sul canale YouTube dell’Arma
dei Carabinieri.
In ultimo si richiama l’attenzione su un altro aspetto importante per contrastare l’odioso fenomeno
delle truffe agli anziani, consistente nel ribadire l’importanza delle segnalazioni all’Arma dei
Carabinieri da parte dei privati cittadine che dovessero notare persone, autovetture o mezzi insoliti
nella zona in cui risiede.
Alla luce degli ultimi episodi di truffe agli anziani, durante tutta la stagione estiva, il fenomeno
continuerà ad essere particolarmente attenzionato dall’Arma dei Carabinieri anche sotto il profilo
della prevenzione attraverso un calendario di incontri informativi, rivolti in particolare a quella
parte di popolazione “non più giovanissima” che spesso viene presa di mira dai truffatori, nonché
sempre, nell’ambito delle iniziative di polizia giudiziaria, con una determinata azione di contrasto
di fronte a truffe tentate o consumate.
Gli incontri che si terranno nelle prossime settimane, d’intesa con le Amministrazioni Comunali, le
competenti Diocesi, la Comunità Ebraica e le associazioni culturali, mirano, proprio in ragione della
capillare distribuzione dell’Arma su tutto il territorio provinciale, a raggiungere anche i cittadini dei
centri più piccoli ed i luoghi di aggregazione maggiormente frequentati quali sale parrocchiali,
centri anziani, sedi di associazioni.
Da ultimo si evidenzia come diversi anziani, facendo tesoro delle indicazioni e informazioni loro
partecipate dai carabinieri, nel corso degli incontri dedicati, nelle zone di Cecina e Rosignano
Solvay, abbiano di recente, in più occasioni, potuto accorgersi in tempo di essere stati contattati da
sedicenti truffatori, sventando e disarticolando la l’iniziativa criminogena ed al contempo avvisando
e fornendo ai carabinieri del luogo preziose indicazioni per le successive indagini.
A seguire un elenco di tipologie di truffe a persone anziane sino ad ora più usate:
L’INCIDENTE
Le giornate per la signora Rosa, scorrono tutte uguali. La sveglia alle 6:30, la passeggiata con il
fox terrier Filippo, meteo e reumatismi permettendo, il pane ed il latte fresco comprati al forno
dietro l’angolo e poi a casa, tra un minestrone da far bollire e una lavatrice da caricare. Unica
consolazione, in tanta solitudine, il pensiero dei suoi tre figli. Marco, che fa il rappresentante e
lavora 24 ore al giorno; Marta, che di mattina insegna educazione fisica in una scuola ed il
pomeriggio allena i bimbi del suo quartiere a correre veloci come il vento; Irene, che a tutti i costi
ha voluto indossare il camice di suo padre buonanima, e adesso si sfianca giorno e notte tra le
corsie di un pronto soccorso. Tutti troppo impegnati, per passare del tempo con la loro anziana
mamma. Ma a Rosa non importa: per lei è sufficiente sapere che i suoi ragazzi stanno bene. Ecco
perché, quando una mattina riceve la telefonata di un Maresciallo dei Carabinieri, le sembra che la
terra prenda improvvisamente a franare sotto i suoi piedi. La voce del militare è gentile ma ferma,
mentre spiega a Rosa che suo figlio è rimasto coinvolto in un incidente. Nulla di grave, per carità,
ma qualcosa è andato storto con l’assicurazione ed il ragazzo potrebbe trovarsi nei guai con la
giustizia. Guai seri. Per Rosa sono attimi di puro panico. Ripensa all’ultima volta che ha sentito
Marco, a come le era sembrato stanco, forse preoccupato. Magari non ce l’ha fatta, negli ultimi
tempi, a far quadrare i conti, ed alla rata dell’assicurazione ha dovuto rinunciare per pagare debiti
e bollette… Il Maresciallo, da parte sua, la rassicura: una soluzione c’è. Basterà pagare una
“piccola cauzione”; ed il suo ragazzo sarà libero: altrimenti non resterà che trattenerlo in
“camera di sicurezza”. Il linguaggio è da cinema americano, ma Rosa non lo può sapere. Lei sa
solo che suo figlio ha bisogno di aiuto. I tremila euro richiesti per la “cauzione” non sono uno
scherzo, ma non importa: una piccola riserva di denaro Rosa la tiene sempre in casa; per il resto è
pronta a precipitarsi alla Posta: un “avvocato”, le assicurano, verrà a ritirare personalmente il
denaro. Non è passata un’ora dalla telefonata del Maresciallo che Rosa è già uscita dall’ufficio
postale, nella borsa i mille euro che ha potuto ritirare grazie all’intervento del direttore della
filiale, che la conosce da sempre. E sarà proprio lui, dopo aver congedato la cliente, a farsi delle
domande. Cosa avrà spinto una donna a dir poco oculata, che vive della sua modesta pensione, a
fare un prelievo così consistente? E perché gli è sembrata tanto agitata?
Del fenomeno delle truffe ai danni degli anziani è ben informato, anche grazie a una capillare
campagna di informazione, e nel dubbio è ai Carabinieri che il direttore si rivolge. Il Comandante
di Stazione non minimizza. In un attimo è a casa di Rosa che quando lo vede lo assale: come sta
suo figlio? e quando arriverà l’avvocato a ritirare i soldi della cauzione? Il Maresciallo ci metterà
del tempo a calmarla ed a spiegarle il raggiro in cui è incappata, ma per Rosa il mondo smetterà di
essere una barca alla deriva solo quando il militare riuscirà a rintracciare suo figlio,
dimostrandole che nulla di male gli è accaduto. Non resterà a quel punto che aspettare la visita del
sedicente “avvocato” e tendere la trappola. A rispondere al citofono, all’ora convenuta, sarà la
signora Rosa, ma a ricevere il finto legale ci penseranno i Carabinieri
L’AMICO DI FAMIGLIA
Giuseppe non ha voglia, oggi, di rimanere a casa. È vero, l’operazione alla cistifellea subita
qualche settimana fa non ha ancora smesso di farsi ricordare con delle fitte improvvise, ma l’aria è
dolce in questa mattina di metà autunno, e la tessera dell’autobus appena rinnovata è un invitante
lasciapassare per il mondo. Per uscire basta una scusa: la spesa al mercatino biologico per
comprare quel pane scuro che tanto piace a sua moglie, le medicine per la pressione da ritirare in
farmacia. Per queste semplici commissioni gli basteranno un paio d’ore, poi di nuovo all’ovile ad
aspettare il rito del pranzo e del telegiornale. È proprio mentre sta per imboccare la via di casa,
però, che si sente chiamare: «Signor Giuseppe, che piacere vederla, si ricorda di me?». Il
pensionato non ha il coraggio di ammettere che no, non se lo ricorda affatto, quell’uomo che avrà
più o meno l’età della sua figlia più grande. Ma quando quello gli dice di essere appunto un
vecchio compagno di scuola della ragazza, rievocando i pomeriggi passati a studiare insieme, non
ha difficoltà a crederci. Era brava a scuola, Silvia, anzi bravissima: normale che avesse sempre
intorno tanti amici che desideravano fare i compiti con lei. E poi quel ragazzo che gli offre
sorridente un caffè ha un’aria davvero per bene. E sincero sembra essere il suo imbarazzo quando
Giuseppe gli chiede cosa faccia nella vita, costringendolo ad ammettere che le cose, a dire il vero,
non gli vanno tanto bene. Il lavoro da assicuratore lo ha perso e tirare avanti non è facile, con un
mutuo da pagare ed un figlio diversamente abile da tirare su. Si arrangia come può, anche
vendendo capi d’abbigliamento porta a porta. Se anzi Giuseppe volesse dare un’occhiata alla
merce che ha nel portabagagli… Non passa mezz’ora che la vittima si ritrova, senza sapere come,
con in mano due dozzinali giacconi da uomo, 250 euro in meno sul conto in banca e nella mente
una certezza: quell’uomo sua figlia non l’ha mai conosciuta, e lui non si capacita della facilità con
cui si è fatto prendere in giro. Non faranno nessuna fatica a crederci, invece, i Carabinieri cui si
rivolge subito dopo: di denunce simili, negli ultimi tempi, ne hanno ricevute in gran numero. Ma
sarà grazie alla memoria fotografica di Giuseppe, che gli ha permesso di ricordare almeno in parte
la targa dell’auto incriminata, che riusciranno a incastrare il responsabile di tanti raggiri. Lo
troveranno in una sala bingo, nella speranza di far fruttare, tentando la fortuna, il provento del suo
ultimo colpo.
LA FUGA DI GAS
A mezzogiorno in punto Marisa ha già sbrigato le faccende che aveva previsto per la giornata: i
mobili del salotto sono spolverati, il letto in cui dorme da sola dopo la morte del povero Attilio è
fresco come le lenzuola lavate con l’ammorbidente, l’aspirapolvere l’ha passata in ogni angolo, a
far brillare un parquet che era già così lucido da potercisi specchiare. E ora, mentre sul fuoco
bolle il ragù che ha deciso di regalarsi per pranzo, può concedersi una mezz’ora di relax sulla sua
poltrona preferita, una rivista in grembo ed il telecomando a portata di mano. A buttare all’aria i
suoi piani, però, arriva il suono del campanello: dallo spioncino Marisa vede due uomini con una
casacca arancione, l’aria professionale ed impaziente di chi non è lì per perder tempo. La donna
apre senza esitare: nel condominio ci sono lavori in corso e quei due ragazzi potrebbero aver
bisogno di qualcosa. Sono due tecnici inviati dalla società del gas, le spiegano invece quelli, cortesi
ed affabili. È stata segnalata una fuga dal suo appartamento, continuano, ed il loro compito è
riparare il guasto. Marisa non stenta a crederci, accorgendosi che un odore pungente di gas è
effettivamente percepibile. Non può sapere, la malcapitata, che sono stati propri i due sedicenti
tecnici a vaporizzare, prima di suonare il citofono, il contenuto di una bomboletta per la ricarica
degli accendini. Uno stratagemma quasi infallibile – i professionisti della truffa lo sanno bene –
per carpire la fiducia delle loro vittime. Perché l’odore di gas fa paura e la paura abbassa le
difese, fino a farti mettere da parte ogni prudenza, permettendo a quei due uomini in arancio di
perlustrare ogni angolo della tua casa, dando loro modo di mettere le mani anche in quei cassetti,
scrigni e barattoli in cui gelosamente conservi quelle piccole cose di valore non quantificabile che
raccontano tutta la tua vita. Nella trappola della paura cade anche Marisa, prima di rimanere sola
e rendersi conto che, con la loro cassetta degli attrezzi, quei due bravi ragazzi si sono portati via
anche tutto quel che, in casa, avesse un valore, dai gioielli di famiglia ai piccoli ninnoli d’argento.
Ci vorrà un Carabiniere, che di storie simili ne ha già sentite tante, per spiegare a Marisa quello
che è realmente accaduto. E per convincerla che in quella trappola sarebbe potuto cadere
chiunque.
UN INSPERATO RIMBORSO
Per Concetta, detta Tina, il rito del tè delle cinque, in compagnia della vicina di casa Valeria, è un
appuntamento irrinunciabile: una buona tazza accompagnata dai suoi amati biscotti al burro e
qualche innocente chiacchiera sugli ultimi inquilini arrivati, sulla spesa che diventa sempre più
cara, sui figli ormai grandi che si fanno vivi solo per Natale e compleanni. Un bel giorno, però,
una scena inattesa viene a spezzare la monotonia di quel rassicurante copione. Il suono del
campanello annuncia l’arrivo di una signora distinta che si presenta come addetta al controllo
delle dichiarazioni dei redditi. Pare che nell’ultimo 730 ci sia stato un errore, le spiega, e per
Tina questo potrebbe significare un rimborso consistente. Per verificarlo, però, la sedicente
impiegata, che nel frattempo ha invitato Tina a congedare la sua amica («sono faccende riservate»,
insiste) ha bisogno di controllare non solo le ricevute dei versamenti effettuati dalla contribuente,
ma anche di visionare eventuali oggetti preziosi che le appartengono, così da poterli valutare e
“portare in detrazione”. Tina non sospetta nulla, concentrata com’è sull’insperata occasione; è
così ansiosa di collaborare che quando l’impiegata, dopo aver soppesato un bracciale ed un paio
di orecchini d’oro, le chiede se non abbia qualche altro monile, le viene spontaneo telefonare alla
figlia per consultarsi su cosa sia il caso di mostrare alla brava funzionaria. Per la sconosciuta è il
momento di tagliare la corda: Tina non ha nemmeno il tempo di rendersi conto di quel che sta
accadendo che la “signora dei redditi” è già con un piede fuori dalla porta, blaterando qualcosa
su una telefonata urgente da fare e sul telefonino che non prende. Con la donna e la sua scia di
profumo si volatilizzano anche i gioielli di Tina. Per lei, alla ferita di essere stata ingannata, si
aggiungerà il disagio di raccontare tutto a sua figlia, all’amica, ai Carabinieri. Saranno questi
ultimi a rassicurarla: Tina non è la sola ad essere stata truffata con simili modalità. E il problema
non è lei o la sua ingenuità, ma la malafede di chi non ha esitato a rubarle, oltre all’oro, la dignità.
IL CONTO CHE NON TORNA
Umberto ha appena fatto un consistente prelievo di denaro dal suo conto Bancoposta. Una vecchia
abitudine, quella di ritirare per intero o quasi la pensione, a fine mese, per poi tenerla sempre lì, in
quel cassetto che fa da salvadanaio per lui e per la moglie Bianca. Nessuna preoccupazione lo
sfiora, mentre percorre la strada verso casa col suo “gruzzolo” di un migliaio di euro nel borsello.
Non è nato ieri, Umberto, e certo non è uno che si faccia derubare dal primo ladruncolo che capita.
A questo pensa mentre, a pochi passi dall’ufficio postale, gli si avvicina un ragazzo, esibendo un
tesserino di Poste Italiane. C’è stato un errore nel conteggio delle banconote appena prelevate, gli
spiega; è indispensabile fare una verifica. Umberto, però, esita. Qualcosa, infatti, lo ha messo in
allarme nell’atteggiamento di quel giovane che pure sembrerebbe tutto fuorché un predatore di
pensioni altrui. Nella mente del pensionato è affiorato un ricordo: non è passato molto tempo da
quando la moglie, una domenica, lo ha costretto a seguirla in parrocchia. Il suo amato Don Giulio,
preoccupato per alcuni casi di truffe che avevano visto coinvolti alcuni anziani della sua comunità,
aveva invitato il Comandante della vicina Stazione dei Carabinieri per parlare ai parrocchiani e
metterli in guardia da un fenomeno ormai impossibile da ignorare. E tra i casi che il militare aveva
citato, ce n’era uno simile al suo, finito con il pensionato che, una volta a casa, si era ritrovato a
contare banconote false. Per Umberto, a quel punto, non ci sono dubbi sul da farsi: fingendo di
aprire il borsello per prendere le banconote, estrae invece il telefonino e, con una fermezza che
stupisce prima di tutti se stesso, si rivolge al sedicente impiegato: «Mi dispiace, ma questa volta ti è
andata male. Se non giri alla larga, chiamo i Carabinieri». Il giovane non se lo fa ripetere due
volte. Il tempo di un Padre Nostro e si è dileguato. A Umberto non rimarrà che correre alla
Stazione dell’Arma per raccontare tutto e fornire ai militari ogni informazione utile a rintracciare il
truffatore mancato.
C’È POSTA PER LEI
Giovanna ha due figlie ultraquarantenni ed un genero, Andrea, che considera come il maschio che
non ha mai avuto. Ha la passione per i computer, Andrea, e non è infrequente che faccia acquisti
online facendosi poi recapitare il pacco all’indirizzo della suocera, l’unica a trascorrere in casa la
gran parte della sua giornata. Per questo non si sorprende più di tanto quel giorno in cui, mentre
sta per rientrare dopo essere andata alla posta a prelevare la pensione, un uomo le si avvicina
dicendole che ha una consegna urgente per “suo figlio”. A quell’errore non fa caso, in tanti lo
commettono, vedendo l’affetto che la lega al genero. Solo un dubbio la sfiora: normalmente Andrea
la avverte quando è in attesa di una consegna, pregandola di non uscire prima di averla ricevuta.
Ma chissà, magari questa volta non ne ha avuto il tempo, o semplicemente gli è passato di mente.
Così Giovanna non ci pensa due volte a farsi lasciare quel plico che per di più deve essere anche
pagato: 500 euro la “modica” tariffa, cui si aggiungono i 25 della consegna. Per fortuna ho
appena preso la pensione, si dice Giovanna, prima di lasciare andare via il corriere e di accorgersi
dell’insolita leggerezza di quello scatolone che pure, a giudicare dal prezzo, deve contenere
qualcosa di prezioso.
Una telefonata alla figlia ed una al genero chiariranno il mistero: quella consegna non s’aveva da
fare. E le certezze di Giovanna che si reputava una donna anziana sì, ma ancora in gamba, e certo
poco incline ad essere raggirata, si sgretolano come i trucioli con cui è infarcito il “pacco” che le
hanno rifilato. La rabbia che prova si placherà solo quando saprà che, dopo la denuncia da lei
sporta ai Carabinieri e grazie alla descrizione che ha saputo fare del “corriere” e del suo aspetto,
il truffatore è stato arrestato. Prima che derubasse un altro anziano del bene più prezioso:
l’autostima.