“Davvero la violenza è l’unica forma attraverso cui le persone ristrette possono cercare un dialogo con la società esterna?”
All’indomani dell’esplosione di violenza all’interno di molti istituti penitenziari seguita alle restrizioni emanate dal Governo e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per fronteggiare l’emergenza “Corona Virus”, pubblichiamo una riflessione che i detenuti della Casa Circondariale di Livorno vogliono consegnare a noi tutti. Ringraziamo della collaborazione il Direttore dott. Carlo Mazzerbo e il Garante dei detenuti dott. Giovanni De Peppo.
Davvero la violenza è l’unica forma attraverso cui le persone ristrette possono cercare un dialogo con la società esterna? Davvero l’angoscia e la paura che attanaglia tutti, “buoni e cattivi”, può trovare ristoro nel dilagare di comportamenti distruttivi e irrazionali?
La risposta è contenuta in questa lettera dei detenuti che sembra davvero andare controcorrente rispetto a quanto sta accadendo e apre lo spazio per una riflessione profonda su temi quali l’umanità, la solidarietà e il rispetto reciproco.
Le Sughere al tempo del Covid-19
” Oggi più che mai in Italia si avverte un’ansia crescente, a cui anche a livello inconscio si deve “obbedire”, a patto di sentirsi al “sicuro”. Mai la “diversità” è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di intolleranza.
Questa condizione è probabilmente dettata dall’interruzione temporanea della meravigliosa avventura della vita che si ripete ogni giorno: svegliarsi, andare fuori, prendere un tram, camminare a piedi proprio lì dove vive il popolo fitto e chiassoso delle piazze, intento nei suoi lavori quotidiani.
Non si vuole, giustamente, accettare l’inaccettabile. Le grida delle “cornacchie” ci seguono, più o meno stridule e disordinate per tutto il tempo; ascoltandole bene pare che dicano: “siamo sempre qui perché il mondo rimarrà sempre così”. Di conseguenza, emulando Epimeteo “si cerca ad ogni costo la pace in casa propria per dimenticare la guerra in casa d’altri”.
In realtà anche se per adesso siamo tutti prigionieri, alcuni in celle con grate, altri senza, siamo convinti che si tratti di un fenomeno non irreversibile, tutt’altro. Siamo convinti che l’angoscia che oggi ci attanaglia sia destinata a spegnersi.
Ciò potrà tuttavia accadere solo con l’aiuto di tutta la società che tornerà a diventare quel potente e insostituibile centro collettivo che era prima. Non può esistere infatti razionalità senza senso comune e concretezza poiché senza questi fattori la razionalità è destinata a trasformarsi in fanatismo. Pensiamo dunque che l’unico possibile antivirus contro questo temporaneo “malessere” sia dato dalla forza dell’umanità, dalla bellezza, dalla solidarietà, dal rispetto reciproco, dall’unione.
Anche dietro le sbarre.
Sarà questa la giusta terapia “non invasiva” contro il Corona Virus e contro il pregiudizio? Certo è che gettare oggi solide basi potrà essere di grande supporto per tutti; il riedificare, riqualificare la Fiducia (riscriviamola con la maiuscola) darà forse l’input ai “buoni” i quali proveranno a sentirsi per un attimo un tutt’uno con i “cattivi” una volta realizzato che dall’altra parte della barricata ci sono padri, mariti, figli, fratelli che aspettano, soffrono, amano, sperano proprio come Voi.
Un particolare ringraziamento va a chi oggi all’interno della Casa Circondariale di Livorno con estremo impegno cerca di suturare le divergenze e infondere serenità a tutti noi. “
I detenuti della Casa Circondariale di Livorno
Foto di Pete Linforth da Pixabay