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Dipendente comunale agli arresti domiciliari per corruzione e abuso d’ufficio

Redazione di Redazione
12 Marzo, 2021

Agli arresti domiciliari e con il c.d. braccialetto elettronico, con le accuse di corruzione ed abuso d’ufficio, è finito un dipendente del comune di Livorno, già responsabile dell’Ufficio Tecnico Patrimoniale e Procedure Espropriative e tuttora alle dipendenze dell’Ufficio Patrimonio, sia pure con diverso incarico.

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Analoga sorte è toccata a un operatore immobiliare, legato al funzionario comunale da consolidati rapporti, gravemente indiziato di molteplici episodi corruttivi posti in essere con la collaborazione del pubblico ufficiale, suo “socio in affari”.

I due, secondo le contestazioni mosse dalla Procura di Livorno e condivise dal Gip del Tribunale, per anni avrebbero gestito, traendone consistenti profitti illeciti, un sistema di malaffare presso l’Ufficio del Patrimonio del Comune di Livorno creando una fitta trama di rapporti illeciti con imprenditori ed altri operatori del settore immobiliare.

Nei confronti di otto dei soggetti coinvolti in questa trama il G.I.P. del Tribunale di Livorno ha emesso misure interdittive dall’esercizio di attività professionali.

Sono questi i risultati dell’articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Livorno, che ha coordinato gli investigatori della Squadra Mobile della Questura e quelli della Polizia Locale livornese, avviata circa due anni fa.

L’indagine ha permesso di accertare come presso l’Ufficio Tecnico del Patrimonio, nevralgico settore dell’amministrazione comunale di Livorno, si fosse creato un meccanismo di tipo corruttivo, generato dall’accordo tra imprenditori ed altri operatori del settore immobiliare con il funzionario arrestato, finalizzato alla realizzazione di interessi privati in cambio di consistenti utilità economiche.

Il dipendente comunale arrestato, infatti, al quale erano affidate varie e delicate funzioni ( tra le quali la predisposizione delle relazioni di stima per la determinazione dei canoni concessori degli immobili di proprietà comunale e per la determinazione del loro valore di mercato, oltre che la predisposizione di atti tecnici necessari per le procedure di esproprio, quali verifiche, aggiornamenti catastali e DOCFA in relazione a detti beni immobili ) ha esercitato, contestualmente all’attività di dipendente pubblico, attività di geometra in favore di privati, in specie di imprenditori ed altri operatori del settore immobiliare, con cui ha avuto occasione di stringere rapporti nello svolgimento delle sue funzioni istituzionali.

Questi ultimi, pur essendo ben a conoscenza della funzione pubblica svolta dall’arrestato ed anzi rivolgendosi a lui proprio in ragione dei vantaggi che era possibile trarre dalla veste pubblica ricoperta, sia nell’ambito di procedimenti amministrativi in cui egli era chiamato a svolgere detta funzione, sia in procedimenti amministrativi di competenza di altri funzionari o dirigenti comunali, gli garantivano, in cambio delle prestazioni professionali da lui abusivamente fornite, corrispettivi in denaro che il dipendente pubblico percepiva sia personalmente (ovviamente senza fatturarle) sia per il tramite di compiacenti professionisti abilitati, utilizzati dall’indagato come prestanomi, tra i quali un architetto indagato o altre lucrose utilità, necessarie per far fronte alle consistenti esposizioni debitorie derivanti da un elevato tenore di vita, come risulta dalle indagini patrimoniali effettuate dagli investigatori.

Dalle indagini è poi emerso che un operatore immobiliare si è rivolto al funzionario pubblico in maniera continuativa, allo scopo di risolvere nella maniera più favorevole al suo interesse personale ogni questione tecnica.

Precludere o ritardare la conclusione di un affare immobiliare così da conseguire laute mediazioni, nonché organizzare ex novo, operazioni immobiliari a carattere speculativo.

Le indagini hanno fatto emergere illeciti rapporti che il dipendente pubblico arrestato aveva con almeno cinque imprenditori operanti nel settore immobiliare, i quali hanno usufruito delle prestazioni professionali che lo stesso impiegato comunale ha loro garantito in violazione dei doveri di correttezza ed imparzialità a lui imposti in virtù della sua funzione istituzionale.

Gli imprenditori avrebbero commissionato al dipendente pubblico, nonostante la posizione di evidente conflitto di interessi in cui egli versava nei confronti dell’amministrazione di appartenenza, l’esecuzione di progetti e pratiche edilizie, ovviamente in cambio di corrispettivi in denaro o altre utilità e promesse di tali corrispettivi, svolte o da svolgere sui medesimi beni immobili che i predetti si erano aggiudicati o avevano in progetto di aggiudicarsi a seguito di gare pubbliche in cui l’arrestato ha svolto, secondo le contestazioni mosse, in maniera distorta la sua funzione istituzionale redigendo relazioni di stima ribassate per favorire i suoi “clienti” privati.

Tra questi c’erano anche un imprenditore edile e un soggetto operante nel settore della ristorazione, i quali avrebbero anch’essi usufruito dell’anomalo svolgimento della funzione istituzionale in cambio di lucrosi compensi in denaro versati come corrispettivo della attività di progettazione edilizia svolta abusivamente dall’impiegato comunale.

Quest’ultimo, peraltro, ha svolto la propria “attività extra istituzionale” anche durante l’orario di servizio, utilizzando gli uffici comunali ove si intratteneva e interloquiva al telefono con “clienti” e intermediari.

Al funzionario pubblico è contestato anche il reato di abuso d’ufficio poiché, quale pubblico ufficiale nel compimento di atti del proprio servizio, quali l’inserimento in un piano di alienazione di beni del patrimonio comunale approvato, la redazione delle relative stime e frazionamento di un terreno, omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio e del proprio nipote geometra, incaricato dal condominio di seguire la pratica, veniva retribuito, insieme al nipote, con la somma di 7500 euro per le prestazioni professionali.

Il G.I.P., condividendo le considerazioni del pubblico ministero della Procura di Livorno, ha ritenuto attuale il pericolo di reiterazione dei reati da parte del dipendente comunale arrestato, il quale, nonostante sia stato assegnato ad altro incarico dopo le perquisizioni effettuate in fase di indagini nei suoi confronti , è tuttora in servizio presso l’Ufficio del Patrimonio del Comune, potendo ancora accedere agli atti, ai fascicoli, alla documentazione dell’Ufficio Patrimonio ed interloquire con funzionari ed altri colleghi, continuando ad occuparsi anche delle pratiche oggetto d’indagine.

Peraltro, come emerso dalle investigazioni, l’uomo, pur dopo essere stato sottoposto a perquisizioni, non solo non ha mostrato alcun pentimento per le proprie malefatte, ma addirittura ha dimostrato di voler continuare a delinquere utilizzando maggiori accortezze e riattivando i propri “canali” tra gli operatori del settore immobiliare (ad uno dei quali ha persino chiesto di assumere il proprio figlio, anche in vista di successivi “affari” da porre in essere insieme).

Inoltre, il G.I.P. ha rilevato il concreto pericolo di inquinamento delle prove, posto che l’arrestato si è adoperato affinché venga fornita agli inquirenti una fittizia ricostruzione dei fatti mediante false testimonianze e la sottrazione di prove documentali, esortando alcuni suoi interlocutori “qualificati” a cancellare ogni elemento che potesse ricondurre a lui.

Oltre agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, il G.I.P. ha applicato anche, rispettivamente, al dipendente comunale, la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di dipendente comunale, all’imprenditore arrestato, la misura interdittiva del divieto di esercitare qualunque attività professionale e di impresa nel settore immobiliare, per la durata di 12 mesi. A tutti gli altri indagati è stata, invece, applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo dell’esercizio di attività imprenditoriali nel settore immobiliare, mentre all’architetto è stato applicato il divieto di esercitare la professione per la durata di 12 mesi.

Negli uffici degli indagati a Livorno, Rosignano Marittimo ed in provincia di Lucca, sono state effettuate delle perquisizioni, delegate dalla Procura della Repubblica di Livorno, che hanno consentito di rinvenire ulteriore materiale ora al vaglio degli inquirenti. Nei prossimi giorni si svolgeranno gli interrogatori di garanzia.


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