Domani sera, alle ore 20.45, su RAI storia andrà in onda il documentario su Frida Misul, livornese deportata ad Auschwitz
Su Rai Storia (canale 54) sei racconti dalla Shoah, con il documentario “Pietre d’Inciampo”. E domani sera, giovedì 22 ottobre 2020, andrà in onda il racconto di Frida Misul, cittadina livornese che ai tempi della Seconda Guerra Mondiale fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz.
A marzo, proprio prima del lockdown, la RAI venne a Livorno ad intervistare la nipote e il figlio di Frida Misul, girando le riprese nel quartiere Venezia, alla Terrazza Mascagni e al Teatro Goldoni, luogo simbolo per Frida in quanto soprano. L’intervista mira a ricostruire la vicende di questa famiglia vittima della Shoah e della persecuzione nazifascista in Italia, a cui è stata dedicata una pietra d’inciampo in via Chiarini 2, lì dove un tempo c’erano le case abitate dagli ebrei nei pressi della Sinagoga di Livorno.
Nate dall’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, le pietre d’inciampo sono “sanpietrini” in ottone che segnano le abitazioni o i luoghi di lavoro di persone che sono state vittime della persecuzione nazifascista: ebrei, oppositori politici, militari, rom e sinti, omosessuali deportati nei campi di sterminio o giustiziati.
La storia di Frida Misul
Quella di Frida Misul, livornese di origine ebraica, è la storia di una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. Una sopravvissuta che ha documentato il suo calvario su un diario, affinché la memoria venisse tramandata di generazione in generazione.
Frida proviene da una famiglia modesta che, nonostante le difficoltà, la sostiene in tutto e per tutto nella sua grande passione: il canto lirico. Negli anni 30 Frida studia per diventare soprano e si esibisce spesso nei teatri di Livorno con lo pseudonimo di Frida Masoni, in seguito alle leggi razziali. Ma nel 1943 la sua esistenza viene sconvolta: qualcuno che le è molto vicino la denuncia come ebrea, così Frida viene arrestata e trasferita a Fossoli, prima di essere deportata ad Auschwitz nel 1944.
Costretta ai lavori forzati, si ammala e viene ricoverata nell’ospedale del campo. Qui, Frida canta per allietare lo strazio e il dolore delle sue compagne di prigionia, catturando anche l’attenzione dei medici e dei soldati del campo che, colpiti, le riservano un trattamento meno disumano. Quando Frida lascia la Polonia viene costretta a marciare sulla neve, per chilometri e chilometri, verso altri campi di concentramento. Si trova nel campo di Terezin, la mattina del 9 Maggio 1945, quando l’armata russa libera il campo. E stremata ma viva….