Il comunicato stampa a firma di Lenny Bottai (PC) sulla visita di Salvini in Autorità Portuale
Appena tornato nella squadra di governo, l’ex anti-italiano, ex anti-europeista, neo tutto Matteo Salvini approda in città, o meglio in porto ed in autorità, chiamato non sappiamo ancora bene da chi, per riprendere la sua campagna elettorale permanente. Non a caso, come fosse in campagna, non ha perso tempo ed è passato a parlare di “ristori”, “migranti” e paventato investimenti provenienti dal Revcovery Fund come fossero generati e gestiti dalla sua figura.
Che fosse amico di Grimaldi e degli altri “padroni del mare” lo sapevamo bene, da tempo il “buon” Matteo si è schierato a favore delle autoproduzioni portuali dichiarando “gli armatori devono essere liberi”. Una libertà che ha il senso strategico preciso di mettere marittimi contro lavoratori portuali in una lotta al ribasso che favorisce i profitti di gente come Grimaldi, la quale, per bontà degli slogan “prima gli italiani” con cui il leader ex padano viaggia nel paese oggi, ha inaugurato una nave costruita nei cantieri Nanjing Shipyard di Jinling in Cina, in barba ai cantieri italiani che rimangono affamati, e che a quanto pare – come le altre della flotta ECO – avrà un equipaggiamento «con» italiani (come ha prontamente ricordato giocando con le parole) ma a quanto pare anche con consistente parte filippina (i costi dei lavoratori vanno diminuiti, forse “eco” deriva da questo?). Così come del resto è una bufala che Grimaldi muove merci italiane, specchietto per le allodole, avendo traffici in tutto il mondo e da tutto il mondo.
Per chi si illude che aprire le porte e mettere collane di fiori hawaiane al collo di questi “padroni del mare” porti lavoro, nella dinamica italiana dove lo stato e la politica contano sempre meno ed il profitto liberale è l’unico indirizzo, basta osservare dove hanno portato negli ultimi anni le politiche di liberalizzazione sulle banchine, dove i privati sono egemoni e si creano una galassia di aziende conniventi: lotta al ribasso sulle tariffe e delle condizioni di lavoro; un esercito di interinali e precari che ancora attendono assunzioni a tempo indeterminato; stipendi appena decenti raggiunti solo da chi accetta di raddoppiare i turni ed effettuarne un numero tanto alto da impedire altre assunzioni e magari aumentare gli incidenti sul lavoro; denunce di lavoro a chiamata con raggiri della legge 84/94.
Insomma c’è una politica che ha da tempo fatto gli interessi degli italiani (ricchi) ed ha puntato il dito contro gli stranieri poveri, come fossero il problema primario (Salvini docet) distogliendo l’attenzione dal conflitto primario che rimane tra capitale e lavoro, tra controllo pubblico e profitto privato. È il caso allora di iniziare ad unire tutti i lavoratori in una nuova prospettiva che faccia gli interessi delle classi popolari, le quali, senza unione, diventeranno sempre più schiave e vittime di questi signori e dei maggiordomi locali che battono le mani come foche ammaestrate ai Salvini di turno, mentre nel mondo del lavoro portuale – e non solo – il futuro per le nuove generazioni è sempre più nebuloso.
Lenny Bottai – Segretario PC Livorno