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Home Sanità

Gravidanze a rischio: un nuovo percorso assistenziale per garantire sicurezza

Simona Poggianti di Simona Poggianti
27 Dicembre, 2024
Roberto Marrai

Un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) integrato sulle gravidanze a rischio è stato elaborato in questi ultimi mesi all’interno dell’area vasta nord ovest – su un territorio di 6.586 chilometri quadrati di superficie, per 1.250mila abitanti e circa 9mila gravidanze ogni anno – con il coordinamento del responsabile della Unit di medicina materno fetale Aoup Carlo Luchi e del direttore dell’area Ostetricia e Ginecologia dell’Asl Roberto Marrai. I due professionisti sono anche responsabili della rete gravidanza a rischio, rispettivamente di area vasta e dell’Azienda USL Toscana nord ovest. Insieme a loro hanno lavorato, per quasi un anno, tanti professionisti di vari settori delle due Aziende, che sono partiti da un PDTA realizzato in Asl per arrivare a un percorso condiviso che offre al binomio madre-feto una visione clinica unica e interattiva, basata su protocolli assistenziali all’avanguardia in grado di garantire un elevato standard qualitativo di presa in carico e di cura.

I PDTA sono uno strumento di gestione clinica per la definizione del migliore processo finalizzato a rispondere a specifici bisogni di salute, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili sull’argomento, sempre adattate al contesto specifico. Lo sviluppo di PDTA di area vasta per la gestione delle gravidanze a rischio era previsto dalla delibera regionale 892 del 2019, finalizzata proprio alla costruzione della rete clinica regionale in questo specifico settore.

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L’area vasta rappresenta infatti il livello ottimale, nell’ambito del quale valorizzare, perseguendo l’integrazione dei servizi, l’organizzazione della rete ospedaliera e specialistica con un percorso che inizia “in prossimità” del cittadino, anche grazie alle attività consultoriali, e prosegue attraverso i vari nodi della rete, in cui sono assicurate qualità e sicurezza.

Nel modello organizzativo a rete “strutturata”, anche a livello regionale, le funzioni si integrano, con livelli assistenziali a complessità differenziata e con una continuità nella presa in carico dei pazienti.

Il ruolo dell’area vasta si è dunque evoluto verso la ricerca di approcci gestionali propri della rete, quali l’integrazione ospedale-università-territorio, la logica delle équipe specialistiche che si muovono nelle varie realtà e lo sviluppo di una formazione condivisa.

In pratica, il percorso parte dal territorio, dove avviene anche una prima selezione dei casi, grazie anche alla presenza di ambulatori GAR (gravidanza alto rischio) che si confrontano con i rispettivi GAR ospedalieri Asl e con la Unit dell’Azienda ospedaliero universitaria quando si tratta di GARA (gravidanza alto rischio avanzato).

La Unit è quindi la struttura in cui confluiscono le GARA di area vasta nord ovest.

La gestione di una gravidanza a rischio è una sfida davvero complessa, che richiede una visione integrata delle esigenze della madre e del feto. Un approccio multidisciplinare diventa fondamentale per favorire la continuità e la “qualità costante” degli interventi, oltre che la sinergia tra unità organizzative di interfaccia, eliminando i “compartimenti stagni” e il concetto di singole prestazioni.

Grazie a queste azioni coordinate, vengono coinvolti professionisti provenienti da diverse specializzazioni mediche: diventa così essenziale la collaborazione tra ostetrici, ginecologi, neonatologi, specialisti in medicina materno-fetale e altre figure chiave del sistema sanitario. Di grande rilevanza, in questo ambito, il ruolo delle ostetriche e del personale infermieristico, sempre in prima linea nel garantire in ogni situazione la migliore assistenza possibile.

Al momento della conferma di una gravidanza a rischio è necessario prevedere una consultazione prenatale multidisciplinare che coinvolga vari specialisti. Servono poi una valutazione del rischio materno-fetale e un monitoraggio prenatale avanzato grazie all’utilizzo delle tecnologie più moderne. In caso di complicazioni, questo approccio multidisciplinare consente di dar luogo a interventi terapeutici coordinati. La gravidanza a rischio può essere emotivamente impegnativa e per questo motivo è previsto anche un supporto psicologico e sociale. Cruciali infine nel percorso la pianificazione del parto e la cura post-partum integrata.

Tra i vantaggi principali di questa gestione coordinata ci sono sicuramente la condivisione di informazioni e opinioni, che facilita decisioni informate e personalizzate ad ogni situazione, la riduzione dei rischi e il supporto completo, in ogni fase, alla madre e al feto.

Il lavoro portato avanti nel 2024 ha permesso di coinvolgere anche settori come l’ematologia, la diabetologia, la reumatologia e l’oncologia, chiaramente per gli aspetti legati alle gravidanze a rischio ed alto rischio avanzato.

Nel 2025 verranno aggiunti ulteriori campi di applicazione.

Questo PDTA di area vasta nord ovest rappresenta un innovativo percorso integrato tra più Aziende, su un territorio ampio e complesso, che presenta caratteristiche uniche a livello nazionale e probabilmente anche europeo.

Questi tutti i professionisti che hanno reso possibile l’iniziativa, coordinati da Carlo Luchi e Roberto Marrai, partendo dal concetto che progettare insieme rende meno faticosa la compilazione di un qualsiasi format, agevola il lavoro di gruppo e spinge al miglioramento reciproco.

Per il settore Qualità hanno collaborato Maria Chiara Dell’Amico (Asl) e Federica Marchetti (Aoup).

Hanno gestito i dati ed elaborato il PDTA per l’Asl Gemma Picciarelli, Barbara Quirici e Giulia Fantoni. E poi, a vari livelli: Giulia Calonaci, Giovanna Casilla, Manolo Centofanti, Catia Guidi, Veronica Lazzarini, Giovanni Lencioni, Cinzia Luzi, Martina Marmorato, Patrizia Monteleone, Filippo Ninni, Vincenzo Viglione,

Enrico Capochiani (ematologia), Federico Simonetti (ematologia), Giacomo Allegrini (oncologia), Sara Donati (oncologia), Graziano Di Cianni (diabetologia), Cristina Lencioni (diabetologia), Gianluigi Occhipinti (reumatologia), Emanuela Bernardini (anestesia).

Per la gestione dei dati AOUP hanno lavorato in particolare: Arianna Carmignani, Francesca Monacci, Chiara Ietto e Chiara Borrelli. E poi: Stella Zandri, Martina Benvenuti, Raffaella Cattani, Lorella Battini, Paola Del Chiaro (anestesista), Barbara Pesetti (anestesista), Chiara Tani (reumatologia), Marta Mosca (reumatologia), Emanuela De Marco (Oncoematologia pediatrica), Gabriella Casazza (oncoematologia pediatrica), Alessandra Bertolotto (diabetologia), Michele Aragona (diabetologia), Sara Galimberti (ematologia), Federica Ricci (ematologia)

Hanno collaborato, inoltre: Valentina Gelsi, Federica Pancetti e Federica Lunardi.

Questo percorso è stato concordato e avallato dalle direzioni aziendali e da direttori di strutture, dipartimenti ed aree, tra cui: Tommaso Simoncini, unità operativa di Ostetricia e Ginecologia 1 Aoup; Pietro Bottone, Ostetricia e Ginecologia 2 e direttore del dipartimento Materno infantile Aoup; Luigi Gagliardi, direttore del dipartimento Materno infantile Asl; Andrea Lenzini, direttore del dipartimento delle Professioni infermieristiche ed ostetriche Asl; Rosa Maranto, responsabile della rete consultoriale Asl.

In allegato le immagini del responsabile della Unit di medicina materno fetale Aoup Carlo Luchi e del direttore dell’area Ostetricia e Ginecologia dell’Asl Roberto Marrai.

Simona Poggianti

Simona Poggianti

Appassionata di calcio e della sua città, Livorno, inizia a lavorare come giornalista sportivo alla radio e poi in TV e stampa. Ora si dedica al giornalismo online con l'amico Fabrizio Pucci a Urban Livorno. Per lei, il giornalismo deve essere utile alla comunità e far emergere le criticità, anche se ci saranno sempre degli errori commessi con la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta.

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