8 Leonzio. Il Pirandello del canestro. Uno, nessuno, centomila: d’incanto ritrova l’ispirazione, l’amore viscerale con quella retina di cotone che quando si muove incendia le folle. Cagnazzo, coach di Caserta, se lo trova davanti come le parole crociate di Bartezzaghi, e resta con la penna in mano, senza avere una risposta. Triple, penetrazioni, ma anche palle recuperate. Il Drago è tornato, con 8/11 dal campo e 6 rimbalzi.
6.5 Bonacini. E’ un momento in cui il canestro volta le spalle al Capitano come una ex che decide di non parlarti per ripicca. Visto che al tiro non è cosa )1/6), si dedica al benessere altrui e smazza cinque assist che sono balsamo sulle recenti ferite pielline. Intelligente a non forzare, i punti torneranno.
7,5 Venucci. Contro la squadra che fu di Oscar, Gentile ed Esposito, che delle triple erano i Numi, decide di mostrare al popolo la sua mano di raso finissimo. Quattro triple, un paio davvero difficili, da funambolo, tanto carisma e una regia ispirata, alla Bergman, senza effetti speciali ma con tanti contenuti narrativi. Nei momenti peggiori, quando il vento fa ondeggiare il vascello, è rassicurante pensare che al timone c’è il capitan Ackab nato a San Vincenzo.
6 Klyutchnyk. La cosa difficile, per la gente piellina, sarà decifrarne il cognome, davvero un codice fiscale. Lui si prende applausi e boati, quando schiaccia i primi due punti da livornese. Ma il colosso ucraino, sotto quel cipiglio da Ivan Drago, sente la pressione dell’esordio e di un palasport mai banale. Qualche errore al tiro, un paio di infrazioni di passi ma anche tanto volume nel pitturato e tre rimbalzi. Servirà, la montagna ucraina: aspettiamola.
6,5 Campori. Quello che i numeri non dicono, come sempre, per il capitano. In difesa è una sanguisuga che ti prosciuga le forze, cinque rimbalzi, due recuperi. La coscienza di questo gruppo, un condottiero silenzioso.
6 Vedovato. Ancora non si scioglie in attacco il gigante padovano, che si scambia mazzate con l’ex Diouf, si fa vedere in difesa e tira giù i sette rimbalzi d’ordinanza. Prezioso il canestrone, però, che ricaccia indietro Caserta che si era riaffacciata a meno sette.
6 Donzelli. Benedetto ragazzo. Con quel fisico scolpito da Fidia potrebbe vivere di prepotenza in serie B: invece, talvolta, sembra vittima delle proprie insicurezze. Perde palloni banali, esita, spreca. Salvo poi mettere una bomba dall’alto peso specifico. Sei rimbalzi.
7,5 Del Testa. Ben tornato: allora la sua mano non era finita in un dispettoso congelatore. Ritrovam la parabola mancina che accarezza il tetto del Macchia fino a baciare il cotone: tre tiri pesanti per tornare l’arma letale, e segreta, dell’attacco piellino.
7 Cepic. Nel festival delle triple si merita gli applausi dell’Ariston, pardon, del Palamacchia. Due canestroni, tanta sotanza, Montenegro, ma tutt’altro che amaro.
7 Hazners. Dall’est soffia il vento dai 6.75: la carabina lettone, se messa in condizioni di sparo, centra sempre il bersaglio. Meccanica di tiro uscita dal manuale.
Foto:Simona Marzi