di Giorgio Billeri
Si scrive Bonacini, si legge John Stockton. Come il leggendario play di Utah, il play della Toscana Legno assume le sembianze di Clint Eastwood, quando il gioco si fa duro. Alza il poncho, estrae la pistola e fredda il rivale, davanti al saloon, in mezzo alla strada polverosa. Due triple in serie portano la Pielle dal meno due al più quattro, prima che la difesa faccia il resto, con gli universitari della Luiss che si squagliano come neve al sple. La Pielle vince una partita incredibile, orrenda per 37 minuti, poeticamente bella negli ultimi tre, quando il barbuto capataz e poi Leonzio portano fvia due punti di grandissimo valore, non solo per la classifica ma anche per il morale. Vincere una partita fuori casa tirando 20/56 è un inno al cuore, al carattere, alla resistenza. Bonacini, Leonzio ma anche Venucci che trova punti nel momento clou e soprtattutto Zahariev, finalmente pervenuto, che con un primo tempo fa 10 punti fa vedere tutte le sue potenzialità. Ma è stata dura, durissima, una partita davvero brutta.
Il professor James Naismith, che inventò la pallacanestro nel 1891, non a caso mise insieme due parole: palla e canestro. Nel senso che la palla deve finire nel canestro se vuoi vincere la partita. Il pioniere americano, se dalla sua nuvoletta si fosse per caso affacciato oggi pomeriggio sul palasport di Roma, avrebbe dubitato di se stesso e della sua invenzione. Per vincere bisogna fare canestro, e per la Pielle la retina sembra sempre di più un miraggio. Percentuali da brivido, ferri su ferri, anche un allenatore di minibasket avrebbe allargato le braccia davanti a questa impotenza offensiva della formazione di Campanella.
C’è Zahariev, subito, in quintetto. Si sarà anche allenato poco, avrà anche l’acido lattico che urla nei muscoli ma l’impatto sulla gara è devastante: 7 punti quasi in sequenza e Pielle che sfrutta le amnesia difensive degli universitari romani per salire subito a più dieci (8-18). Sembra una favola troppo dolce per essere vera, il bulgaro che entra e trasforma la zucca in carrozza. Infatti, troppo bello: piano piano, come una formichina che si insinua sottopelle, Roma inizia a difendere e servire sotto il suo totem Cucci,a tratti immarcabile per vedovato e Cepic. Se nel primo quarto la Toscana Legno ne aveva messi 20, nel secondo si ferma a otto, roba che farebbe specie anche nel minibasket. Il canestro divemnta piccolo come una moneta da due euro, Venucci e Leonzio combinano un desolante 0/5 da tre punti, e quella che sembrava una comoda pista rossa da percorrere a sci uniti si trasforma in una montagna da scalare: la Luiss chiude 31-28 all’intervallo e quasi non crede ai suoi occhi. Sfogliando le statistiche nello spiogliatoio Campanella rabbrividisce per il 9/28 dal campo e gli otto rimbalzi in meno. Immaginiamo che il thè non sia stato particolarmente zuccherato per i biancazzurri livornesi.
La ripresa è una palude, un corpo a corpo, punto a punto. La Pielle resta in vita e fa bene, perchè quel finale la riconcilia col campionato. Il professor Naismith, lassù, si concede un sorrisetto: qualche canestro che conta l’ha visto. Per i 100 tifosi piellini è tripudio, sotto il cielo di Roma.
LUISS ROMA: Pugliatti 11, Cucci 19, Pasqualin 7, Rocchi 3, Errica 2, Salvioni 8, Fallucca 3, Jovovic, Villa 1, Bottelli, Ferrara 3, Graziano.
PIELLE: Bonacini 15, Venucci 11,Leonzio 12, Campori 5, Paesano 6, Zahariev 10, Donzelli, Del Testa 1, Cepic 2, Vedovato 3.
Foto: SImona Marzi