Grido di allarme di un’infermiera che si trova in prima linea: “All’accoglienza non ci sentiamo protette”
“La situazione è insostenibile: i tentativi di aggressione sono all’ordine del giorno e negli ultimi tempi è tutto degenerato”. A parlare – mentre gira nervosamente gli occhiali da sole tra le mani – è un’infermiera che lavora all’accoglienza del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Livorno. E’ una delle cinque turniste che si alternano dietro la scrivania bianca posta pochi passi prima del ‘triage’: “Almeno le nostre colleghe che lavorano lì – dice — sono protette dalla porta scorrevole e poi da un vetro spesso. Noi no. Siamo in prima linea. Scrivania e bancone possono essere scavalcate facilmente dai malintenzionati, dalle persone che hanno perso la pazienza per la lunga attesa o anche da quanti si presentato qui in stato di alterazione. A ‘difenderci’ c’è solo un vetro e uno sportello – tipo saloon – che può essere aperto alla minima pressione”.

La nostra interlocutrice prosegue: “Spesso le persone in attesa si innervosiscono. D’altronde se il loro codice è bianco, non sono gravi e la precedenza va ad altri casi più seri, come i codici rossi. Noi interveniamo per calmare i pazienti e i loro congiunti, ma spesso la loro risposta è scortese se non aggressiva. Venti giorni fa l’ultimo episodio: una persona è salita sul banco, voleva impossessarsi del pc. Ci ha minacciato. E’ solo uno dei tanti casi che ci troviamo a fronteggiare. Di recente una persona ha ribaltato tutte le sedie e ha rovesciato anche il totem per il pagamento del ticket. Abbiamo documentato tutto scattando delle fotografie che fanno impressione”.
L’unico presidio a salvaguardia dell’incolumità di queste operatrici sanitarie è costituito dalla vigilanza privata: “Il problema è che se accade qualcosa in qualche altro reparto, il personale che deve garantire la nostra sicurezza, è costretto a spostarsi lasciando sguarnita la nostra postazione di lavoro”. Paura è la parola ricorrente: “Sì – conferma – abbiamo paura. Siamo spaventate. Specie la notte ci chiediamo che cosa possa accadere. Non chiediamo la luna. Chiediamo di lavorare in sicurezza. Sorrido quando l’Azienda ci permette di partecipare ai corsi sulle sicurezza sul posto di lavoro. Ad avercela”…
Prima di rivolgersi alla redazione di Urban Livorno l’operatrice sanitaria ha bussato alla porta del Direttore del Presidio Ospedaliero, il dottor Luca Carneglia: “Gli è stata illustrata la situazione, ma per ora non è cambiato nulla. Siamo ancora ‘esposte’ e spaventate. Adesso sembra che venga installato un sistema di video sorveglianza. Certo, quello può essere un deterrente, ma fino a un certo punto. Credo che sia più importante prevenire – magari attraverso l’installazione di una postazione di lavoro più sicura – anziché utlizzare le telecamere per individuare chi si sia reso responsabile di atti violenti: una volta che questi sono stati compiuti è ormai troppo tardi”.